Una Tre Mari zoppa

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Le mie premesse
La decisione di iscriversi o no ad un raduno come “la tre mari” non è affatto semplice per tutta una serie di motivi strettamente legati alla vita quotidiana.
Dopo l'ultimo “scossone” capitato in casa, valuto che non ci siano particolari ostacoli per impedirmi di partecipare finalmente “alla tre mari”.
A tal proposito mi adopero per assicurare la Bajaj 125, per il recupero dei ricambi necessari, per renderla affidabile per il raduno.
Mai dare nulla per certo, la sorte ha sempre un asso nella manica per variare i nostri programmi, variazione in bene o male, anche all'ultimo momento.
Il 16 di aprile del 2019 sono sottoposto ad un brutto, delicato e lungo intervento al rene sinistro [ndr: 7 ore].
Il raduno dei tre mari è previsto per il 31 maggio, 1 e 2 giugno 2019.
Chissà se riuscirò ad essere in forma.
Il 26 aprile, al momento delle dimissioni dall'ospedale, mi informo per benino, la "sentenza" non è carina: andare in auto no problem, meglio se da passeggero, con l'unica precauzione di fermarsi spesso e camminare; di Vespe e affini non se ne parla nemmeno, fino a fine luglio.
Bene! No male! Boh non lo so.
Intanto sono costretto a chiedere al vespa Club Bari se io possa soggiornare al villaggio, dato il mio divieto di cavalcare veicoli a due ruote. La risposta è che non c'è problema. Dai che non è tutto perduto!
La partenza è fissata per la mattina presto di giovedì 30 maggio.
Fino a due giorni prima non ero affatto sicuro di voler partire, proprio all'ultimo momento decido che questa vacanza “s'ha da fare”, nascondendo a tutti, forse me compreso, il terrore che potesse succedermi qualcosa, più che altro la paura di non reggere tutta quella strada che ci attende.
Negli ultimi due giorni [ndr: Marco mi dice che se ne fosse già parlato prima] io e Marco decidiamo che il veicolo giusto sia la mia Panda [ndr: Panda Hobby 899cc costruzione dicembre 1998].
Il mercoledì, un po' frettolosamente preparo i bagagli, oltre il consueto vestiario, porto le due telecamere: la GoPro già nota ai leggendari, poi una telecamera economica ed infine un computer portatile per scaricare le memorie delle telecamere, prestato da un amico di vecchia data.


Giovedì
Il giovedì mattina, presto, molto presto, verso le 05:30, carico i bagagli, fotografia di rito allo strumento “contastrada” che indica 061373, il serbatoio del carburante era già pieno da tre giorni, mentre i livelli verificati solo 12 ore prima.
05:38: mi avvio, la prima meta è l'area di servizio Assago, come al solito vivo un miscuglio di sentimenti:
- il preponderante era la paura di non reggere,
- il secondo era la voglia di partecipare a questa tipologia di raduno,
- il terzo era la voglia di visitare nuove terre mai viste in precedenza,
- infine la voglia di evadere un po': praticamente ero blindato in casa da parecchi giorni,
- c'è spazio anche per un infinitesimo sentimento di celare le mie paure.



Ore 05:53: ad Assago giungo per primo, poco tempo dopo è la volta di Marco e Luca accompagnati da Fabio, ora siamo tutti in attesa di Felice con l'autotreno vespistico, nel frattempo, colgo l'occasione per cedere in amicizia un piccolo omaggio a Fabio.
Presto arriva anche Felice, parcheggiando un po' in mezzo il suo “convoglio”, scende ed il primo commento è stato “ecco il camionista” dato dal suo abbigliamento fresco e sportivo, se penso che io avevo il giubbotto ben allacciato...
Il suo autotreno è composto dalla sua autovettura con all'interno la Vespa di Luca, posteriormente troviamo agganciato un rimorchio Pedretti con: sul lato sinistro il PX di Marco un po' piegato verso destra, causa potenziale contatto tra ruota di scorta della Vespa e parafango del rimorchio; sulla destra la Vespa-missile di Felice, fortuna sua ben in bolla.
Felice fa tappa in Autogrill, quando esce ci invita a partire dicendo “uan tausand”! [ndr: ci attendono circa mille chilometri].
Ore 06:32, 061392km la carovana parte, decido di rimanere io alla guida finché possa reggere, poi vediamo.
Per dare un senso ai numeri: mi sono portato un piccolo diario di bordo, di marcia, di vacanza: vorrei perdere meno dettagli possibili.
Le prime impressioni sono estremamente positive per la stabilità del rimorchio, un po' meno per la posizione del PX di Marco.
Ore 06:46 attraversiamo la barriera di Melegnano, sarò costretto a due accelerate per riprendere Felice, che non ha perso tempo attraversando la barriera con tanto di Telepass nella corsia ad esso dedicata.
Ore 07:15, 061518km, stiamo attraversando l'Eridano, detto anche fiume Po: niente di che, però è pur sempre un confine naturale che mi fa tutte le volte un certo effetto al momento del transito.
Nulla da evidenziare fino alle 07:54, 061518, prima sosta a San Martino ovest, tentativo di fare colazione in Autogrill, ogni idea di cibo è decaduta sul nascere vista l'enorme quantità di persone all'interno della struttura. Quindi senza colazione e dopo 145km di guida, alle 08:06 si riparte, questa volta alla guida della Panda c'è Marco, vi confido subito che non ci scambieremo più i posti di guida e di passeggero fino all'arrivo a Nova Siri.
Tutto sommato il viaggio prosegue regolare, senza nulla da segnalare, ho solamente voluto essere attento all'attraversamento del Fiume Sillaro, vecchio confine storico tra Emilia e Romagna. Anche questo attraversamento mi fa sempre un certo effetto.
Ore: 08:58 non si fa in tempo a svoltare per imboccare la A14 che ci ritroviamo fermi per coda, per fortuna non è stata una coda importante.
Ore 11:05, 061733, sosta all'Autogrill di Montefeltro ovest, questa volta è d'obbligo l'utilizzo dei servizi, forse per una volta tanto definibili igienici, un caffè macchiato ed una brioche alla crema non me li toglie nessuno.
Non è prestissimo per una colazione, ma forse va benone così.
Una piccola parentesi profonda la vivo quando Marco mi dice “Loreto”, la mia mente prontamente si ricolloca nel tempo, quando visitai, l'unica volta in vita mia, Loreto in compagnia di un caro amico e dell'amico Matteo prematuramente scomparso, la mia commozione è inevitabile.
Una parte interessante del viaggio l'abbiamo alle ore 13:23, si esce a Roseto degli Abruzzi, lo strumento indica 061950, sono oltre 500km che sono nella Panda, l'esattrice elettronica ci sfila dalle tasche ben 39,20 euro. A meno di 400 metri da casello c'è un'area rifornimento, anche del prezioso gas metano. Approfittiamo per riempire il serbatoio della nostra modesta utilitaria, nel quale entrano 28,36 litri di benzina costati 44,21 euro. Scoprirò due giorni dopo che per percorrere questi 577km, la Panda abbia percorso 20,3 km/L! Un altro aspetto che ci tengo a segnalare, è la “freschezza” di quando scendiamo dalla vettura, inutile negare che sia io che Marco ci aspettavamo di essere più affaticati e stanchi, inoltre Marco è incredibilmente contento ed entusiasta di guidare la piccola Fiat torinese. Tra me e me penso alla fortuna che stia vivendo, almeno, posso sfruttare queste circostanze a mio favore, continuando a rimanere passeggero: questi 577km non credo che li avrei retti da solo.
In questa area di servizio c'è un'ottima trattoria, non bado molto a quali pietanze scelgano gli altri, a parte Felice, che è proprio seduto davanti a me: sarà pasta allo scoglio per lui e per me, buona ed abbondante; frittura di pesce per Felix, mentre io che non amo troppo il fritto, “ripiego” sulla grigliata di pesce, non abbondante ma ugualmente ottima quanto il primo piatto. Un caffè per tutti chiude questo pranzo che ci costa solo 18 euro a testa: incredibile!
Dopo soli 40 minuti “Felixiani” si riparte: sono le 15:11, altro che 40 minuti...
Il viaggio prosegue benone, senza nulla da segnalare, senza intoppi di nessun genere, continuiamo a notare quanto sia stabile il rimorchio di Felice, nonostante la media oraria non sia prettamente da codice.
Ore 18:57 si esce ad Acquaviva delle fonti, lo strumento indica 062318. L'esattrice elettronica ci sfila altri 26,70 euro. Rifornimento per tutti, il serbatoio della nostra 899 raccoglie 19,37L costati ben 31,55 euro; in questo tratto la Panda ha percorso 19 km netti con un litro di benzina.
Immediatamente pensiamo “alla faccia delle moderne, delle grosse cilindrate, dei 20 anni di età e delle gomme da neve non proprio “autostradali”, dell'aerodinamica da mattone della Panda; ma che diamine: Complimenti Panda!!!
Si rientra, si percorrono pochi chilometri: alle 19:25 lo strumento indica 062438, solo, si fa per dire: 110km, l'esattrice elettronica si accontenta di 2 euro tondi tondi.
Non nascondo che mi fa una certa impressione, a non essere abituato, leggere le indicazioni stradali con località tanto lontane dalla mia vita quotidiana. La medesima impressione nel seguire direzione Reggio Calabria all'imbocco della statale 106.
Poco meno di cento chilometri e finalmente arriviamo all'uscita “Marina di Nova Siri”, attraversiamo l'abitato quando ad un tratto ci si gela il sangue: Felix non ha visto il primo dosso artificiale, ma il suo rimorchio l'ha sentito insieme al PX di Marco che data l'inclinazione, sobbalza un po'. Tranquilli, non è successo niente, in effetti ripenso a mio padre quando mi diceva “se si muove sta su”. [ndr: chiariamo che c'è un limite al “si muove”]
Si giunge al villaggio “Giardini d'oriente” alle 20:42, dopo 1065 km.
Alcuni personaggi ci accolgono, ad esempio Ciccio, con un incomprensibile “che coraggio” riferito al viaggio con la nostra affidabile 899. Mi sbaglierò ma c'erano mezzi ben più tremendi :).
Ma cosa importa?
L'importante è essere li: noi eravamo li!
Presso l'accettazione ci viene consegnata la chiave per la camera 255, poi sapere dove si trovi è tutt'altra cosa :)
In uno spazio dedicato ci vengono consegnati degli zaini numerati e nominali: i gadget! Siamo ufficialmente “alla tre mari” !!!
In pratica arriviamo giusto per la cena. Tra la stanchezza del viaggio, tra il non conoscere il villaggio, messo insieme tutto, mi fa un certo effetto entrare nel salone dove si tiene la cena: un salone enorme, pieno di tavoli tondi, una miriade di persone col solito mormorio tipico dei locali affollati.
Il salone è virtualmente diviso in due parti, da un bancone buffet.
Ci dicono che la parte dedicata al raduno Vespe è la più lontana, praticamente impossibile trovare un posto. In questo caso apprezzo la sveltezza e la praticità di Felice che noncurante di ogni prescrizione, si siede ad uno dei tanti tavoli vuoti della zona non dedicata ai vespisti, invitandoci a sederci a nostra volta. Se il mio carattere mi direbbe di esitare, ma si insomma “non si fa”, stanchezza e fame mi fanno sedere e in pochi istanti inizio a cenare.
Dopo cena (o forse prima, non rammento) si inizia il rito dello scarico delle Vespe, gli aiuti non mancano, manca la luce, affidata solo al flash del mio telefono stanco, si stanco perché la batteria oramai era pressoché scarica. Se con due, massimo tre pedivellate la Vespa-missile di Felice parte rombante, Marco si affida al motorino d'avviamento, che ha dovuto lavorare sodo prima che il 200 emettesse un borbottio soffocato ed ingolfato. Comunque sta di fatto: tutto regolare.
L'indomani c'è da alzarsi relativamente presto: è il caso di ritirarsi a dormire. Solo un piccolo dettaglio, in camera è presente un matrimoniale preparato, che Marco gentilmente mi lascia occupare, in virtù delle mie condizioni di salute. Il lettino c'è ma ahinoi non è pronto. Un veloce salto in direzione, chiediamo: in pochi minuti arriva una simpatica signora che prepara il letto e intanto scambiamo un paio di battute veloci.
Tra una chiacchiera e l'altra, ci si mette a letto che sono oramai le 2. L'indomani levataccia, fare colazione, i vespisti partono a squadre, io non avrei chissà quale impegno, ma non voglio assolutamente perdermi lo spettacolo della partenza del Vespa Legend Team.

Venerdì
Durante la colazione, scambiamo delle chiacchiere con una simpatica coppia abruzzese, con lo scopo anche di avere nozioni sulla loro nuovissima GoPro: io fornisco tutte le indicazioni del caso, tenendo conto che la mia è una versione differente, ma qualcosa si combina lo stesso.
Degna di nota, una crostata al cioccolato di una squisitezza incredibile.
La preparazione di Marco non è velocissima, vestiario da Vespa, pettorina, GoPro e quant'altro.
Nonostante la partenza sia suddivisa in squadre, non è che sia un vincolo importante, gruppi di conoscenti si aspettano e viaggiano poi insieme.



Tante le Vespe alla partenza, non credevo di vedere tante “old”.
La mia decisione era presa: vi seguo con la Panda fin dove riesco, poi vedrò.
Qualche incertezza nel partire, fino al momento che ci si ritrova un po' alla volta, presso un benzinaio poco lontano dal villaggio, quando ci siamo tutti si parte. La meta, trascurando i vari check point, è Brindisi, che per tutto il giorno ripeto nella mia mente, come Brundisium, memore di un vecchio gioco di strategia “Caesar 3”. I vespisti che ho davanti a me, si dividono presto: resta più indietro Ciccio, io percorro parecchi chilometri dietro di lui, tra me e me, mi sembrava l'attività più sensata.
Due telefonate con Marco per capire le rispettive posizioni relative, due celeroni alla Panda, col senno di poi inutili, raggiungo il gruppetto.
Quando lasciamo la statale, mi diventa più difficile stare dietro alle Vespe, ben più agili nelle stradine, soprattutto in caso di sorpasso.
Ci si ritrova a Martina Franca, ma ci si perde subito: una cittadina che non percepisco molto grande ma incredibilmente trafficata.
A questo punto decido di fare di testa mia. La destinazione è Brundisium? Ebbene, non sarà difficile arrivarci in solitaria.
Seguo un paio di indicazioni, volutamente ho evitato il navigatore, ad un punto mi ritrovo su una strada stretta, lunga, costeggiata da muretti a secco tipici della zona. A parte l'aver trascorso più di un'ora in vivavoce al telefono con mia madre, mi sono gustato questa parte di territorio, che per alcuni aspetti mi ricordava la vacanza/raduno a Peschici del 2013.
Sono rimasto talmente sorpreso al primo trullo che ho notato che volevo fermarmi, ma no non posso, rivolgo ancora lo sguardo davanti e ce ne sono ancora, impietrito rallento, senza capire se dietro avessi altri veicoli, i miei occhi non potevano fare a meno di guardare queste strutture dal caratteristico tetto conico; i trulli insieme ai muretti a secco, uniti alla vegetazione con la presenza ovunque di ulivi, ne fanno un paesaggio caratteristico ed unico.
Non ho la certezza di dove sia cambiato tutto, ma sono relativamente sicuro che appena fuori Martina Franca, il paesaggio sia profondamente differente dalla zona di San Vito dei Normanni. Mi fa anche un certo effetto vedere le indicazioni per Mesagne, il pensiero va immediatamente ad un ragazzo giovane, conosciuto di fama sui classici social, divenuto un po' famoso perché appena patentato ha scelto una Bianchina Panoramica come auto quotidiana. Da li a breve arrivo a Brindisi, senza capire nulla della viabilità: cento metri prima vedo le indicazioni Bari-Brindisi e Lecce, ingenuamente seguo Bari-Brindisi per capire pochissimo dopo che le indicazioni fossero oramai solo per Bari. Uhm, che alla rotonda fossi già a Brindisi, ebbene si: alla rotonda prosegui diritto e sei dentro Brindisi. Inutile ogni commento alle indicazioni, che fanno pena in tutta italia.
Cerco un angolo dove fermarmi e contattare il gruppo, che ahimè scopro solo ora essere ancora Ceglie. Ma com'è possibile? Beh, l'aperitivo, il timbro del road-book e quant'altro, sta di fatto che mi trovo oltre 40 km avanti, sigh. Poco male: ho il tempo di riposarmi un po', di leggere il road-book, che non avevo ancora avuto modo di vedere. Dopo circa un'ora ricontatto il gruppo che era arrivato da poco al porto di Brindisi: "raggiungici!" Eh, una parola: al porto ci sono arrivato, ho anche visto la fila di vespe parcheggiate, ma li in centro trovare un parcheggio è Utopia, lontano un chilometro forse si trova, ma non so se reggo tra andare e tornare a piedi, col rischio di arrivare al porto per vederli giusto ripartire.
Decido, che sia il caso di mettermi sulla strada del rientro.
Magari ad andature modeste, non lo voglio ammettere ma inizio a sentire la stanchezza: c'è una bella differenza tra 150 km da autista e circa mille da passeggero. Tornare per tornare, preferisco seguire la strada suggerita dal road-book, ovviamente saltando i vari timbri, tornare da Martina Franca lo trovo inutile, invece passando da Taranto, vedo un paesaggio nuovo e di tanto intanto mi rallegro vedendo piccoli gruppetti di Vespe, che infondono quel senso di tranquillità di essere sulla strada giusta.
Avvicinandomi a Taranto, non ci sono rimasto particolarmente bene a vedere la deturpazione del paesaggio da parte della zona industriale, per giunta, per qualche centinaio di metri, l'aria è irrespirabile.
Ho percorso qualche chilometro a pormi domande e pensieri del tipo:
“è giusto?”
“Nessuno vuole le industrie brutte vicino a casa, ma tutti vogliamo un lavoro”
“Nessuno vole una raffineria vicino, ma tutti consumiamo benzina o gasolio”
“Forse è necessario trovare un compromesso”
Blocco i miei pensieri filosofici.
“Bah inutile pensare a certi fatti, sono stanco: devo giungere al villaggio”. L'unica mia preoccupazione ora è riuscire a prendere la 106 senza sbagliare: è tanto noioso quando si sbaglia strada!
Questa strada lunga ed in parte noiosa mi lascia il tempo di pensare alle varie sfortune che mi hanno colpito di recente: avrei tanto voluto essere li con la mia Bajaj 125 o perché no? La Freccia Ombrosa. Mi devo consolare col pensiero di aver “raccolto” tutto il possibile da questa giornata. Devo giungere a Nova Siri, perché devo rinfrescarmi e telefonare a chi mi pensa a mille chilometri di distanza.
Incredibilmente arrivo al cancello che accede in zona camera, al primo colpo senza mai sbagliare nulla, niente di che, ma mi rendo conto di non essere lucido al 100%, quindi in parte mi stupisco.
Verso le 16:00 sono in camera, prima attività: collegare il cellulare alla 220V, un quarto d'ora di riposo, una doccia, un'ora al telefono con mia mamma, credo una mezz'ora abbondante con Fabio in pensiero per me, non avevo avuto modo di rispondere ai suoi messaggi. Dopo non so quanto tempo sento un sonoro TOC TOC: è Marco di ritorno. Ci si racconta le rispettive percezioni, impressioni nonché esperienze e ahinoi mi racconta anche di un pirata della strada che sperona una Vespa e fugge come niente fosse.
Sapremo poi che il danno fisico riguarda la frattura di una mano.
La cena è uno dei momenti che mi godo maggiormente: una tavola rotonda tutta per noi con la presenza di Roberto, Alessandra ed il piccolo Ruggero, è sempre un momento di socializzazione, di scambi di idee, di confronto, se affrontato con intelligenza è sempre un momento di crescita. Dopo cena tutti al bar: altro momento di socializzazione, di nuovi incontri, di chiacchiere e di confronti, magari sulla rapportatura del cambio.
Quando si torna in camera, tra me e Marco si proseguono le chiacchiere, più o meno profonde, tra una storia e l'altra si supera la una.
La sera stessa decido che l'indomani avrei passato la giornata al villaggio, la stanchezza del giro a Brundisium si fa sentire non poco, per giunta il meteo sembra che sarà pessimo, mentre domenica non è da perdere Matera.

Sabato
Suona la sveglia, io ero già sveglio da un pezzo, voglia di alzarmi veramente poca, ma del resto “ci tocca”. Colazione tutti insieme, un cornetto, altre porzioni di crostata al cioccolato, stamattina voglio anche provare la crostata alla marmellata, ahimè non altrettanto gustosa come quella al cioccolato. Bene o male si replicano le attività del giorno prima, quindi mi precipito ad osservare e filmare la partenza del Vespa Legend Team di sabato primo giugno: la loro destinazione sarà Sapri.
Non nascondo che li vedo partire e resto un po' “con le pive nel sacco”, perlomeno il giorno prima mi attendeva un'avventura anche se non proprio come avrei voluto che fosse: oggi il nulla.
Non ho ancora ben imparato la viabilità interna del villaggio e così chiedo ad Alessandra, la quale conosce alla perfezione tutto, al punto che le chiedo ironicamente se abbia progettato e costruito lei stessa il villaggio.



Con molta molta calma ci dirigiamo verso la zona delle stanze, che per giunta scopro non essere lontane tra loro, dicevo, molta calma, anche per stare dietro a tutte le soste e pause di Ruggero. Nei pressi delle stanze, notiamo che il personale addetto è già all'opera, quindi decidiamo di non intralciare le loro attività, rimanendo all'aperto e parlando dei fatti più disparati.
Mi becco un rispettosissimo “sei folle” dopo il racconto del mio stato di salute. Non perdo occasione per fare confronti tra italiano, dialetto palermitano, che Alessandra mi svela di non conoscere e dialetto milanese.
Indimenticabile l'aneddoto del “ammucciatevi”.
Poco dopo il termine delle attività del personale del villaggio, ci salutiamo, con un “a più tardi” che col senno di poi sarebbe un “a stasera a cena”.
Io provo a dormire, non riuscendoci in nessun modo. Dormire no, ma almeno mi riposo, poi tra televisore, che ho dovuto anche ri-sintonizzare, telefono, un gioco che sto seguendo da un paio di mesi, telefonate, zappini vari, il tempo passa veloce. Tra mezzogiorno e la una, si scatena un acquazzone, che mi fa passare quel pizzico di voglia che avevo di uscire di stanza ed anche quel pizzico di voglia di mantenere la “promessa” di quel “a più tardi”. Complice una colazione abbondante, decido di saltare il pranzo, con l'unico timore che possa avere un calo di zuccheri, per fortuna mai avvenuto. Seguo, a letto ben coperto, perché ho freddo, con non molta attenzione il giro d'italia, oramai agli sgoccioli, tappa aggiudicata da Bilbao, Carapaz mantiene la Maglia Rosa.
Sul tardi arriva Marco, mentre io sono al telefono; a casa mia si direbbe “tiii vardè: l'è masarà me un purasin” [ndr: toh guarda: è bagnato come un pulcino]. Marco è talmente frastornato dai 150km di piogge ed acquazzoni che per un paio di minuti resta disorientato nei pressi dell'ingresso senza sapere da che parte iniziare. Oltre ad essere già presenti in camera sia freddo che umido, ovviamente Marco ha portato con sé dell'altro umido, piano piano si sveste, strizza le calzette, come fossero state ammollo, stende il vestiario sullo stendino, ma ahinoi in camera non è presente né riscaldamento, tanto meno un sistema deumidificatore, che avrebbe sicuramente aiutato.
Da li in poi bene o male si replica la sera precedente, tutti a cena e poi tutti al bar. Di questa cena ricordo bene l'enorme quantità di cozze servite al bancone a buffet col sottoscritto che ha fatto ben tre volte il giro: tutto sommato, una volta sgusciate le cozze, resta ben poco. Non ne ero molto convinto, ma c'era la frittura di pesce che era molto invitante e così seppur titubante, ho ceduto alla tentazione, non pentendomi affatto!
Questa sera è caratterizzata dalla proiezione di una parte delle fotografie scattate fino a questa parte del raduno. Appena dopo le foto, il presidente ci avvisa del pessimo meteo previsto per l'indomani, quindi consiglia di anticipare la partenza, in modo da riuscire ad essere di ritorno al villaggio per le ore 13:00, evitando il diluvio. Avvisa anche che a Matera sarà a disposizione del raduno un parcheggio, dedicato a tutte le Vespe e alle vetture per chi volesse preferire l'automobile. Wow è il mio caso!
La sera stessa, avevo già in mente di chiedere a Roberto quali fossero i suoi programmi per il giorno dopo, lui mi anticipa, l'idea è la stessa per entrambi: formare una piccola squadra composta da Roberto, Alessandra, il piccolo Ruggero e me, con un'unica auto ed andare a visitare Matera.


Domenica
Dopo colazione e dopo il rito al gazebo della partenza, pensiamo alla nostra partenza, quindi Alessandra si accomoda dietro accanto al seggiolone di Ruggero, così io mi ritrovo passeggero anteriore, dentro questa vettura dalle porte scorrevoli, in un attimo il mio pensiero va ad un bel cilindro pneumatico, stile corriera e già nella mente immagino la stessa automobile, ma col classico pulsante e successivo sibilo del passaggio di aria che accompagna tutto il movimento della porta: risata d'obbligo.
Come ogni volta che salgo da passeggero, scruto ogni minimo movimento di guida del pilota, in questo caso, bastano solo un paio di minuti: Roberto è particolarmente attento, guida con calma, senza nessun tipo di strattone, anche le rotonde le affronta in maniera fluida senza far scomporre nessun occupante dell'auto! Durante l'andata verso Matera, mi parla di avere già percorso questa strada con una W124, il discorso si fa più interessante per entrambi quando gli dico che conosco la sigla, so di che modello stia parlando, che mi piaccia molto e che per anni era stato un sogno. Lui afferma che non si sarebbe mai liberato di quella vettura, ci ha pensato l'impianto elettrico con una rapida degradazione perdendo qua e la l'isolamento.
Si arriva a Matera, troviamo abbastanza in fretta il parcheggio dedicato per noi, memorabile il posteggio di Ciccio.



La nostra piccola squadra, si dirige verso i sassi, si percorre un vialetto, il quale di tanto in tanto ha una visuale sui sassi. Che dire? Credo proprio che non esistano parole per descrivere il centro storico di Matera, qualunque frase le sarebbe un torto: è una città che va visitata e vissuta di persona! In uno dei punti più panoramici, ho la percezione che la parte storica sia a forma di “C”, non mi dispiacerebbe andare fino dall'altro lato, propongo al resto della squadra l'idea, che se da un lato l'accolgono volentieri, dall'altro lato sono in pensiero che io possa reggere. Io non lo so se regga o meno, sta di fatto che mi sento di farcela, propongo un ritmo particolarmente lento e vorrei proprio vedere un po' “tutto”: in fin dei conti non so quando potrò tornarci. Procediamo con una calma e lentezza che mi permettano di visitare il centro storico senza strapazzarmi più di tanto, ci dirigiamo verso l'altra parte, una panetteria fa al nostro caso: acquistiamo focacce ed un dolce tipico di Matera, nonostante il gestore non sia particolarmente educato con la sua collaboratrice, due battute sdrammatizzano. Strada facendo una bottega con souvenir e oli vari fa al caso nostro: un po' di acquisti non fanno di certo male, oltre l'olio, degno di nota un "cucu" ovvero un fischietto artigianale a forma di passerotto (e come fischia!). L'idea di arrivare fino dall'altro lato, non è stata affatto malvagia, la visuale merita, merita molto, forse più che in fondo al primo vialetto. Meno male che ne sia valsa la pena perché le mie forze sono al limite, per giunta una parte della strada del ritorno è in salita, strada che percorro costantemente al telefono con un ex-collega, insomma: arrivare fino all'automobile non è stato facile.



Il viaggio di ritorno scorre fluido come l'andata, con l'eccezione di non capire proprio al primo colpo quale fosse lo svincolo che interessasse a noi, ma con l'aiuto della tecnologia non sbagliamo.
Credo che fossimo già sulla 106 quando decidiamo di fermarci in un'area di sosta, di divorarci la focaccia ed il dolce, alternando bocconi di cibo a discorsi vespistici. Il meteo bene o male ha retto, ma la coincidenza ha voluto che iniziasse a piovere proprio mentre si scenda dall'auto, una volta arrivati al villaggio. Con curiosità ho assistito al carico della Vespa di Roberto sul carrello e soprattutto il suo modo di legarla, verificando spesso che fosse in bolla. Due foto di rito e di li a poco la loro partenza verso il sud della Puglia.
La cena, cozze a parte, è una replica delle cene precedenti.
Al bar scambio due chiacchiere [ndr: seppur profondamente disturbati] con un Saronnese, felice proprietario di “T3 doka”, ci eravamo già conosciuti qualche annetto fa, i confronti sui rispettivi mezzi non mancano, soprattutto in merito alle prestazioni ed ai consumi.

Lunedì
La mattina, controvoglia e col morale basso si preparano i bagagli: la vacanza/raduno è già terminata, passata troppo velocemente, al pari di un battito di ciglia.
Preferisco una colazione sostanziosa [ndr: ancora profondamente disturbato] tutto sommato non so quando e come pranzeremo.
Caricata la Panda oltre il dovuto.
08:28, 062804: si parte, con una malinconia indescrivibile, Marco pilota, io passeggero, la nostra prima preoccupazione dovrebbe essere un rifornimento di carburante.
09:30, 062890 si attraversa il casello dell'autostrada, percorriamo nemmeno 40 km, con poche gocce oramai nel serbatoio.
09:56, 062929 il rifornimento è ad Acquaviva delle fonti, nemmeno a farlo apposta in prossimità del rifornimento dell'andata. Ben 49,01 euro.
Viaggio caldiccio ed umidiccio, l'estate ha deciso di sfogarsi all'improvviso, i voletti a compasso li teniamo aperti per migliorare la ventilazione interna, ma l'umido lo percepisco fastidiosamente.
14:08, 063295: la parte migliore del viaggio si replica a Roseto degli Abruzzi, uscita: 30,10 euro di casello, rifornimento con 18,69L di benzina per la Panda, costati 31,01 euro e rifornimento di metano per l'autotreno di Felice.
Pranzo alla “solita” trattoria, con una piiiccola variante: spaghetti alle vongole al posto che allo scoglio, mentre replico la grigliata di pesce per il secondo.
15:40, si riparte, il viaggio procede bene, tranquillo nonostante l'andatura mi sembra un po' più elevata dell'andata, l'unico istante dove provo paura è durante il sorpasso di un mezzo pesante, il nostro abitacolo si trova in prossimità dell'asse di trazione del camion, quando vedo accendersi la freccia sinistra ed il camion inizia a spostarsi verso di noi arrivando a superare di un centimetro, massimo due la riga bianca, ricordo di aver emesso un sonoro “NOOO”, per fortuna, il camionista ha guardato lo specchio, si è ritirato in corsia, rimandando di qualche istante il suo sorpasso, però che paura!
Peccato che ci siamo divisi, tentando più volte di riunirci senza riuscirci, forse in parte dovuto anche a tentativi falliti di comunicazione.
21:15, 063830: l'ultimo rifornimento, non faccio il pieno, 30,00 euro saranno più che sufficienti, pagando ad una cassiera che maleducatamente non saluta né all'ingresso, né all'uscita.
21:53, 063837, 39,20 euro lasciati al casello di Melegnano.
Da li a qualche minuto arriva una telefonata di Felice che ci ringrazia e ci saluta: lui ha lasciato giù il suo passeggero a Muggiano est e proseguito immediatamente il suo viaggio, del resto Verbania non è proprio dietro l'angolo, un zappino di mezzanotte ci avviserà del suo arrivo.
22:10, 063861: e così dopo “one thousand” arriviamo a Muggiano est, accomodati sulla vettura di Fabio i bagagli, non resta che chiudere con un “siamo stanchi, andiamo a casa” un saluto e l'ultimo valzer di circa 11km, questa volta devo pilotare io in quanto unico occupante, spero di reggere, ma sono solo 11km!
22:26, 063973 ultima foto al contastrada per questa magnifica avventura/vacanza/raduno, nemmeno farlo apposta: esattamente 2500 km.

Conclusioni
Mi rimane la felicità di una vacanza piacevole.
Mi rimane la contentezza di avere conosciuto persone d'oro.
Mi resta il piacevole ricordo di Matera.
Mi rimane la delusione di aver vissuto in maniera zoppa tale vacanza.
Sicuramente sono variati in me degli equilibri.
Mi resta la speranza di poter ripetere “la tre mari” possibilmente l'anno prossimo.

Ringraziamenti
Vespa Club Bari
Tutto lo staff
Tutti i partecipanti
Villaggio giardini d'oriente
Trattoria della nonna
Vespa Legend Team
Roberto ed Alessandra

Speciale ringraziamento
Marco

Commenti

  1. Bravo Peppo , l'anno prossimo ti prenderai la rivincita.

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  2. E" stato un piacere conoscerti, prepaati per la prossima edizione . !!

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  3. Seppur zoppa, per una Tre Mari val sempre la pena di partire, soprattutto dopo un periodo così pesante da affrontare... Sono sicura che persone e paesaggi hanno lasciato il segno e che la tremarite ha contagiato anche te, quindi alla prossima!

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  4. Bravo Peppo bel racconto ,pensa se partecipavi con la BAJAJ cosa avresti scritto? sara' per la prossima edizione !

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  5. Bel racconto come sempre, sono contento che piano piano tutto torni alla normalità. Ora ti aspetto in sella alla vespa

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  6. Insomma, nonostante gli impedimenti ne è valsa proprio la pena. Grazie per il bel viaggio, per la compagnia, per aver fornito il mezzo ideale. Alla prossima Tre Mari!

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