Giro dei Tre Mari 2024

Quando si tratta di raccontare un'edizione della Tre Mari, forse la cosa più difficile è dire, in sintesi, cosa sia la Tre Mari. 

È una bellissima manifestazione vespistica, peraltro lodevolmente estesa alle antiche rivali, le Lambrette? È un grande giro turistico che attraversa terre magnifiche? È un eccellente pretesto per ritrovare vecchi amici e - già che ci siamo - conoscerne di nuovi? 
La «Tre Mari» è senz'altro tutto questo, ma non solo. Le faremmo un enorme torto se cercassimo di definirla sbrigativamente e io sento di essere un po' in difficoltà nel raccontarla, sapendo che inevitabilmente tralascerò qualcosa di importante.

Era dall'edizione 2019 che desideravo ripetere questa esperienza. Inutile che stia a raccontare cosa sia accaduto nel frattempo, visto che ci ha riguardati tutti; ad ogni buon conto, mi ero imposto di partecipare all'edizione 2024 e posso dire, con molta soddisfazione, «missione compiuta». 

È stata la diciottesima edizione del «giro dei Tre Mari» e Maurizio, presidente del Vespa Club Bari, ha buonissime ragioni nel parlare di «maggiore età» per questa manifestazione che ormai da molti anni non delude le aspettative. 

Baricentro di questa nuova edizione è stata la località di Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Siamo nella parte settentrionale della Calabria, a pochi chilometri a sud da Maratea, che costituisce un piccolo lembo di terra lucana bagnata dal Mar Tirreno. Praia è un piccolo centro che vive di turismo, affacciato sul bel golfo di Policastro. Di fronte all'abitato sorge l'Isola di Dino, ma di questa avremo modo di parlare più avanti.

Il campo base è stato allestito presso il villaggio «La Mantinera», a brevissima distanza dal mare, e per alcuni giorni questo è stato letteralmente invaso da decine e decine fra Vespa e Lambretta.

Qui ha avuto luogo, nel tardo pomeriggio di giovedì 30 maggio, il consueto briefing, nel quale è stato illustrato il programma dei tre giorni seguenti. L'organizzazione è sempre attenta ad ogni dettaglio, nulla è lasciato al caso. Chi ha partecipato a qualche edizione lo sa. C'è tempo per rilassarsi, con l'immancabile frutta fresca; c'è tempo per chiacchierare e per scherzare; c'è tempo per un commosso raccoglimento, ricordando Mario Pecorari, scomparso improvvisamente pochi giorni prima a causa di un incidente e che doveva essere lì, con l'inseparabile Sandra.
Col briefing la «Tre Mari» entra davvero nel vivo: in serata tutti i partecipanti sono ormai arrivati.


Venerdì 31 maggio: da Praia a Mare a Palinuro, Maratea e di nuovo Praia

Squadra 800. La prima, modestamente. Significa che alle otto in punto si parte. La puntualità non è il nostro forte, è vero, ma per questo primo giorno ci mettiamo d'impegno e siamo stati bravi a levare l'ancora per primi. La partenza è dal centro di Praia: doverosa la passerella nella centrale piazza Italia. 
Disponiamo le Vespa sotto al gazebo, pronti per dare ufficialmente inizio a questa avventura. La introducono Maurizio ed il sindaco di Praia. 
Il cielo è coperto ma questo non ci impensierisce più tanto. In fondo siamo abituati a «Tre Mari» bagnate e poi le previsioni sono buone: non verranno infatti disattese.

Si parte! Partiamo a tutta birra come se non dovessimo arrestarci mai: in realtà a poche centinaia di metri ci attende la prima di tante soste: tocca, del resto, provvedere al rifornimento dei nostri mezzi.
È vero, non ci prendiamo troppo sul serio: perché dovremmo? La «Tre Mari» non è agonistica e sbaglierebbe chi la concepisse così. Il bello della «Tre Mari» è gustarsi i luoghi e la compagnia, sapendo che ogni istante è prezioso e che il tempo insieme passa in fretta pur senza correre.

La destinazione di questa prima tappa è Palinuro, all'estremo settentrionale del golfo di Policastro. Dovviamo giungervi transitando da Sapri, dopo un ampio passaggio nell'entroterra: saliamo, infatti, in direzione Lauria, sfiorando Trecchina. 
Una manciata di chilometri e abbiamo già toccato il territorio di un'altra regione, la Basilicata. E presto saremo in Campania. Sapri è, infatti, il comune più a sud della provincia di Salerno. La «Tre Mari» è già stata qui diverse volte, come è stato nel 2019. Contro a scontrino: qui, dunque, facciamo una pausa, bevendo un buon caffè e sostando un po' presso il lungomare. Il sole ha finalmente sconfitto l'iniziale timidezza e scalda questa bella mattina di fine maggio.

Ripartiamo così verso Palinuro, celebre località del Cilento, nel comune di Centola, che sorge sull'omonimo promontorio: Capo Palinuro. Vi giungiamo dall'entroterra, fermandoci fuori dall'abitato: sarà la polizia locale a scortarci per le vie del centro storico. Qui possiamo parcheggiare le Vespa e andare a pranzare.

Nel pomeriggio, la tappa prosegue verso sud, in direzione Marina di Camerota, di nuovo Sapri ed infine Maratea. La località lucana è molto conosciuta per le sue bellezze naturalistiche, ma è anche celebre per la colossale statua del Cristo Redentore, che la domina dalla vetta del monte San Biagio. È stata idea condivisa da molti «tremaristi» quella di deviare per qualche chilometro dalla strada costiera, salendo sino ai piedi della statua: molte Vespa e Lambretta hanno infatti colorato il piazzale dietro alla basilica di San Biagio, a pochi metri dal colosso.
La statua del Cristo Redentore si eleva dalla vetta del monte, rivolta verso l'entroterra. Le braccia spalancate al cielo, lo sguardo verso la terra. È opera dello scultore Bruno Innocenti, che la realizzò fra il 1963 ed il 1965. L'altezza, di oltre ventuno metri, la rende la seconda statua in Italia per dimensioni; più grande di lei è solo il Colosso di San Carlo Borromeo, ad Arona, sulla sponda occidentale del lago Maggiore.

La strada costiera che va da Sapri sino a Tortora Marina, sul tracciato della storica Statale 18, lascia incantati: distesa dolcemente sulla roccia frastagliata, ora sale, ora scende. La vegetazione mediterranea, che cresce caparbia sulla roccia giallastra, accompagna lo sguardo che poi si perde oltre le curve, col mare luccicante che disegna l'orizzonte, netto eppure infinito. Di tanto in tanto la strada s'allarga e si apre qualche balcone su questo spettacolo, invogliando ad una sosta. 
La strada, oggetto di interventi di manutenzione, è oggi stata riaperta per consentire il transito della «Tre Mari»: un privilegio tutto per noi.

Non siamo che a pochi chilometri dall'arrivo: il fiume Noce costituisce il confine naturale fra Basilicata e Calabria; superata Tortora Marina, ecco che siamo nuovamente a Praia. Rieccoci al villaggio, pronti per un'altra serata in compagnia.


Sabato 1 giugno: dal Tirreno allo Ionio, passando per il Pollino

Secondo giorno di chilometri in Vespa. Gli sforzi per la puntualità vengono meno, ma poco male. Oggi si parte dal villaggio e la partenza è bagnata da una improvvisa pioggia. Superata una prima fase di disordine, il nostro gruppo si compatta e per fortuna la pioggia è presto un ricordo.

Meta di questa tappa è il mar Ionio: dobbiamo perciò attraversare il piede di quello che è lo stivale italiano. Un coast-to-coast, insomma. 
Saliamo ancora una volta verso Lauria, dove imboccheremo la SS 653, la «Sinnica», che percorreremo per un buon tratto, sin dopo Francavilla in Sinni, non lontano da Noepoli. Questa ampia Statale scorre veloce sotto le nostre ruote. L'aria è fresca ed il cielo è perlopiù coperto. Da Neopoli il tracciato si fa prettamente appenninico, con strade tortuose; attraversiamo il territorio di Cersosimo e giungiamo infine a Oriolo, lasciando la terra lucana per approdare nuovamente in Calabria. Qui ne approfittiamo per un veloce rifornimento. 
Da qui proseguiamo nella discesa, costeggiando il torrente Ferro. Arriviamo, con un pallido sole, ad Amendolara: siamo sullo Ionio
Pranziamo (e che pranzo!) presso «La Taverna del Macellaio», come consigliato dall'organizzazione. E quando l'organizzazione consiglia, non si sbaglia. Le specialità di carne sono squisite e le portate abbondanti.
Dopo aver pranzato - e molto chiacchierato - con la consueta calma, siamo così pronti per rimontare in sella. Percorriamo la 106  «Jonica» per alcuni chilometri; abbandoniamo poi la costa per raggiungere Francavilla Marittima. 
Ci inoltriamo nuovamente, dunque, nel Parco del Pollino. Raggiungiamo la cittadina di Castrovillari, dove ci concediamo una pausa al bar, con la scusa dello scontrino... Come da tradizione, siamo il gruppo che se la prende comoda, così ci ritroviamo spesso col furgone-scopa alle calcagna
Da Castrovillari la strada si fa divertente, via via più tortuosa, con una formidabile alternanza di paesaggi selvaggi e borghi bellissimi, come Morano Calabro e Mormanno. 
Superato Mormanno, il nostro tragitto prosegue verso Papasidero, su un percorso immerso in paesaggi incontaminati. È possibile, qui, visitare la «Grotta del Romito» con incisioni rupestri ed altre testimonianze di antichi insediamenti umani che risalgono a 11000 anni fa.
Proseguiamo nella valle del fiume Lao, sino ad approdare a Scalea, nuovamente sul Tirreno. Siamo a pochi chilometri da Praia. Ci attende una nuova serata in compagnia.


Domenica 2 giugno: l'isola di Dino

Terzo giorno di questa «Tre Mari» che, diversamente da quanto avvenuto in passato, non si svolge su due ruote: è invece un'escursione in mare a coronare questa diciottesima edizione.
Dopo colazione ci raduniamo così nel piazzale del villaggio, pronti a salire sul trenino che ci condurrà in spiaggia. Da qui, a bordo di alcune motobarche, partono le escursioni attorno all'isola di Dino. 
Con un'estensione di oltre cinquanta ettari, questo è l'isolotto più esteso della Calabria. È nota per le numerose grotte, scavate dai flutti lungo il perimetro, alcune delle quali di straordinaria bellezza.
Celebre è la grotta Azzurra, che deve il suo nome al colore vivace assunto dall'acqua al suo interno, ricordando l'omonima grotta di Capri. Altrettanto nota è la grotta del Leone, chiamata così per via di un sperone roccioso che ricorda l'aspetto di leone accovacciato.
L'isola di Dino, nei secoli oggetto di incursioni piratesche e di avvenimenti bellici; ha avuto una storica complessa anche durante l'ultimo secolo, divenendo proprietà, fra gli altri, anche di Gianni Agnelli. Ha conosciuto anche il tentativo di una sorta di colonizzazione turistica, naufragato lasciando sull'isola qualche rudere ancora visibile. 
È oggi un'icona della riviera dei Cedri, per via della sua forma inconfondibile e per la bellezza degli scorci che regala da chi contempla il mare dalla terraferma, da Praia o da San Nicola d'Arcella.

L'escursione, accompagnata da molti aneddoti e da sana simpatia, non si limita all'isola: la barche lambiscono anche l'Arcomagno, una formazione rocciosa che sorge presso la costa, nel comune di San Nicola d'Arcella. Come suggerisce il nome, questa ha la forma di un grande arco, che custodisce un piccola spiaggia in corrispondenza di un'insenatura. 

Il tempo, per chi lo desidera, di un bagno in mare; a questo segue poi il rientro a Praia, con un nuovo giro panoramico attorno all'isola.

La Tre Mari sta ormai per avere il suo momento conclusivo: il pranzo della domenica presso il villaggio dove abbiamo soggiornato.
È l'ultimo momento in compagnia. Dopo pranzo molti faranno rientro, così è il momento di salutare gli amici ed augurare loro un buon viaggio. Giunge inesorabile un po' di malinconia, perché questi giorni trascorrono sempre veloci, troppo veloci.
Per chi resta qui è un po' triste vedere il villaggio che va svuotandosi: ma in fondo è un darsi appuntamento all'anno prossimo, certi che ancora una volta sarà bellissimo ritrovarsi. Ritrovarsi alla «Tre Mari»: non si sa ancora dove, ma senz'altro ancora una volta sarà un'esperienza fantastica, su strade bellissime e con paesaggi mozzafiato, con la certezza che l'organizzazione sempre impeccabile ci lascerà ancora bellissimi ricordi. 


A tutto il Vespa Club Bari va il mio ringraziamento.

Un grazie di cuore anche ai miei compagni di chilometri: Luca, Laura e Denis, Roberto e Sara, Fabio, Giuseppe e Ciccio.

Un arrivederci a Praia a Mare, alla riviera dei Cedri ed al golfo di Policastro, al parco del Pollino e a tutte le bellissime zone attraversate

 


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