«203 km leggendari», secondo Antonino


Pubblichiamo il brano del leggendario corrispondente Antonino D'Anna, che ci racconta la sua escursione ad Alessandria. Buona lettura!

Un vero giornalista non può che usare una macchina per scrivere: e quindi io uso questa, sia pure virtuale, offerta da Tom Hanks (dietro gentile pagamento di qualche euro) per il mio iPad. Sono di ritorno da un raid di 203 km che mi ha portato ad Alessandria per motivi professionali (dovevo fare un servizio per Miracoli, il settimanale con il quale collaboro). Sì, perché per me la Vespa è uno strumento di lavoro insostituibile: se il santuario o il luogo che devo raccontare sono alla sua portata (diciamo nel raggio di 200 km), allora ci vado. Evito autostrade, parcheggi, rotture di scatole: e posso avere davvero un posto in prima fila grazie a queste due agili ruote da 10 pollici. E così, eccomi qua alle otto di mattina di un sabato ottobrino che non promette niente di buono a livello meteorologico: i km sul tachimetro sono 2670 quando vado a fare il pieno fino a tappo. Quando dico al benzinaio dove sto andando mi chiede: "Ma è 150? Ci va in autostrada?" "No, è 125 - rispondo - e ci vado con la strada statale". Quello mi guarda con occhi strabuzzati, poi però si gasa e mi saluta con un: "Allora faccia buon viaggio, in bocca al lupo!" "Crepi!", gli rispondo, e innesto la prima con una certa solennità.

Il cielo è coperto mentre da Castano Primo attraverso il Ticino a Turbigo e punto deciso verso il Piemonte: la strada, però, è per fortuna asciutta. Un paio di rotatorie ed eccomi davanti al distributore di Trecate, punto di riferimento per tanti raid dei Leggendari. A destra, in uscita per Novara, poi alla rotatoria per Sozzago mi avventuro in mezzo alla Grande Pianura: supero un cavalcaferrovia e cammino in mezzo alle risaie che sono già state mietute (si potrà dire che sono state mietute? Eppure si miete il grano, non il riso...); qui è terra grassa, fertile, produttiva che i trattori lentamente lavorano e dissodano. Ci sono solo io con la Star, per il resto ogni tanto incrocio qualche airone che si mette a volare al mio passaggio. Filo sui 65 tra paeselli che hanno quel sapore di Italia anni '50 così vicini in fondo all'epoca della nascita della Vespa: passo Terdobbiano, sbuco dopo un passaggio a livello a Vespolate e giro a sinistra per Mortara: bene così, mi accorgo che avendo lasciato il benzinaio alle 8.10 del mattino sto coprendo circa un km al minuto: una magia che però gradualmente si rompe tra rotonde, incroci e rallentamenti per qualche trattore che rientra alla base: a Terdobbiano uno taglia la strada ad un altro, ed ecco che dal grosso Fiat gommato si alzano degli insulti in dialetto stretto difficilmente interpretabili (i gesti invece lo sono).Vado avanti per i rettifili con un occhio sempre alla cartellonistica stradale, che devo dire sufficientemente curata: mi muovo verso Mortara dove incrocerò la 494 Vigevanese e la Star digerisce pian piano i km della SS 211 che mi sta portando lungo la Lomellina: non c'ero stato mai da queste parti, e devo dire che è molto bello. Almeno, a me piace: il paesaggio ha un che di malinconico e l'aria è pulita, solo che a mano a mano che vado verso Mortara il cielo si fa brutto e, come potevasi immaginare, mi infilo in un bel temporale alla velocità di circa 70 orari. Per fortuna non c'è molto traffico: aumento le distanze, riduco un pelo la velocità e benedico tutti quelli che, specie Marben e soci su Cambioalmanubrio.it, hanno sempre pestato e ripestato sull'argomento delle gomme della Star. Meglio gomme serie che quelle di serie, recita il mantra apposito, e mi accorgo che le mie Michelin S83 stanno facendo il loro dovere: non mi sembra nemmeno di viaggiare sull'asfalto bagnato e non mi preoccupo di nulla, salvo fare le rotonde a passo di processione perché voglio arrivare integro ad Alessandria e tornarmene a casa. Quello che mi preoccupa, invece, è la tenuta dell'impermeabilità della mia giacca, che si rivela più che adeguata: fino alla cintola sono asciutto, mentre le gambe si beccano l'acqua allegramente. Faccio proposito di acquistare almeno i gambali impermeabili e supero Sartirana. Mortara. Sempre grazie alle indicazioni stradali (a proposito, da queste parti il fondo stradale è quasi decente, segno che in qualche modo hanno investito due soldi nella vera sicurezza stradale, quella che si fa a prescindere dagli autovelox), apprendo che a circa 50 km sarò ad Alessandria. Sono sulla SS 494 Vigevanese e mi muovo verso la meta sempre tra i 65 e i 70: per fortuna ha smesso di piovere, ma il fondo è viscido e quindi nelle curve rallento e mi affido - come faccio ad ogni viaggio - a San Cristoforo. Il quale, complici anche le corperture in ordine, evidentemente mi ascolta e supero anche il ponte sul Po. Torre Beretti è quasi passata, quando mi fermo per una pausa. Eh sì: nessun problema meccanico, salvo il fatto che a non reggere molto la strada è il mio fondoschiena; l'adrenalina, però, è tale da avermi fatto digerire sinora 73 km e posso quindi procedere ad una sosta. Mi fermo al distributore in fondo al paese, e in quel preciso momento, mentre mando un SMS all'amico che mi ha aiutato a mettere in piedi questo servizio (grazie Beppo, comprati una Vespa o derivata, senti a me...), un senso di orgoglio misto a qualcosa di epico mi assale. Ecco, ora mi sto sentendo davvero... leggendario (con la l minuscola: per diventare Leggendario ci vorrà il tempo suo), sento che è una piccola impresa ma il mio motore laterale 125 2T mi sta portando al traguardo senza fare una piega. Rapido messaggio a Beppo: "Torre Beretti, 25 km all'arrivo: con Vespa si può", e dopo averlo lasciato di sasso ("Non ci vorrai mica andare con la moto?", mi aveva chiesto), procedo alla volta di Valenza. Qualche rampa, poi in giù, poi ancora la lunga salita verso il Carmelo, dove c'è il Seminario diocesano della Diocesi di Alessandria, ed eccomi finalmente in giù, all'ingresso della città. Solo nel 9.50 e ho l'appuntamento alle 10.30: perfetto orario, mi secca farmi aspettare. Riesco ad arrivare in Piazza Garibaldi sotto il diluvio e il giornalaio, mosso a pietà, mi indica la strada per il Duomo: il tempo di parcheggiare e sono a destinazione. Faccio il mio servizio, scatto le mie foto, raccolgo il materiale che serve (mi regalano anche un librone che lì per lì non credo potrà mai entrare nel bauletto anteriore, e che invece c'entra alla perfezione), e nel frattempo - dopo un buon caffè che il sacrestano del Duomo mi prepara - fuori spunta il sole. Meno male, posso tornare più tranquillo a casa. Salvo il pavè alessandrino, che è bello viscido: anche qui calma e sangue freddo per lasciare la città e iniziare il mio viaggio di ritorno: sono le 11.10 quando mi incammino e in cima al Carmelo, stavolta, trovo i vigili: una Marea è uscita di strada ed è finita quasi sdraiata su un fianco sul lato sinistro della strada; intuisco che probabilmente ci sarà gasolio per terra (la lezione di Giorgio in materia è stata utilissima, purtroppo a spese delle sue costole) e rallento ancora, per poi riprendere in discesa dopo aver scollinato. Stavolta però decido di marciare a velocità di crociera che per questa 125 è di 60 orari: in quarta mi permetterà di risparmiare benzina e contenere i consumi. Il motore palpita regolare, nessuna vibrazione, solo il rumore dell'aria che mi scorre addosso e tutte le spie spente: ottimo. A Valenza provo a fare benzina all'Agip, ma la Super è esaurita. Torno un pelo indietro e faccio benzina alla Q8: 5 miserandi euro per 3 litri di prezioso liquido che mi basteranno fino a casa. Copro il percorso senza problemi, salvo una pausa a Vespolate quando mi prende un dubbio atroce: ma non è che ho finito l'olio? L'indicatore non ha fatto la bolla, ma per il sì e per il no accosto in un parcheggio e rifornisco. Infatti: manca quasi un litro di olio, che rabbocco con il Petronas Linx 2T sintetico (proverò più avanti l'Eni sintetico). Da qui di nuovo per la campagna novarese, fino alla salita di Turbigo: 199,7,8,9... e 200! Il traguardo viene tagliato poco prima dell'ultima rotonda regalo del raddoppio ferroviario, poi altri tre km e il sorriso di mia figlia mi accoglie a casa. Il raid è compiuto.

CONSIDERAZIONI
Ho percorso 203 km ad una media prossima ai 50 orari bruciando solo 8 litri di benzina: al ritorno ho risparmiato carburante grazie alla velocità di crociera di 60 che ha compensato la tirata a 70 dell'andata. La Star, i cui natali sono noti a tutti, è leggera da portare, non pende a destra (ma perché questa favola sulle Vespe? Mai avuto una Vespa che pendesse a destra, secondo me è solo un'impressione psicologica), frena decentemente ed offre un confort adeguato al mezzo ed ai soldi che costa. Non ha lo scatto della corsa, ma il passo del marciatore ed è per questo che mi piace: è un motociclismo d'altri tempi, più lento e sereno, diverso da quello del tale che sulla via del ritorno mi svernicia alla velocità del suono in sella ad un missile con gli occhi a mandorla la cui ruota posteriore costerà quantomeno 2-300 euro. E' un motociclismo da dopoguerra, di un'Italia generosa e sbruffona che non tornerà più ma che si muoveva. E per essere discendente di un mezzo del 1946 aggiornato nel 1977 e poi nel 1983, beh ha ancora la sua da dire. Specie in città, dove la velocità non serve e senza agilità non vai da nessuna parte. E infatti nelle code o ai semafori si viaggia benissimo, superando le sardomobili incolonnate una dietro l'altra. Si va e uno sente che quel motore raccolto, collegato direttamente alla ruota di dietro, è tutto quello che ti serve. Non ci sono catene, cinghie, non ci sono valvole che si aprono o chiudono: c'è solo un pistone e la miscela che lo lubrifica, semplicità totale per viaggiare per tanti km. E volete che non sia quantomeno felice?

Antonino D'Anna

Commenti

  1. Bravo Antonino , mi sono gustato la lettura del tuo brano ,sono contento che hai imboccato la leggendaria strada della filosofia vespistica , non è da tutti ,e continua pure con il Linx della Petronas ,io lo uso da anni, ottimo condimento . ciao.
    the President

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  2. Bravissimo Antonino, tieni le gomme ben rotonde sino alla prossima...!

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  3. Un bel racconto coinvolgente come quelli che piacciono a me.
    Congratulazioni.

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  4. Un bel racconto da buon giornalista ;-) con la sua cara macchina da scrivere!

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  5. Grazie tante per la vostra attenzione e speriamo di fare meglio.
    Iaia, la macchina è virtuale, ma nel caso ne abbiamo due vere pronto uso.

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