17.05.2015 - Montorfano e Mergozzo

Da 17 maggio 2015 - Montorfano

Che zona meravigliosa il Verbano! È zona abituale e ricorrente nelle nostre avventure, eppure non ci annoia mai, ed anzi riesce sempre a stupirci. Una fonte inesauribile di belle strade e splendidi paesaggi. Se a questo aggiungiamo che la compagnia si allarga a nuovi Leggendari, ecco che la domenica è sempre nuova, sempre fresca, carica di aspettative che difficilmente vengono deluse.
Questa volta abbiamo avuto il piacere di conoscere il buon Paolo, vespista viaggiatore di lungo corso, con tanti Eurovespa all'attivo. Anche con lui abbiamo condiviso di duecento e passa chilometri di questa giornata, contraddistinta ancora da un sole caldo e limpido.
Primo ritrovo a Robecco, con gli inossidabili Peppo e Gio; secondo a Magenta, proprio con Paolo, che arriva da Milano; terzo a Trecate, dove ci attendono Antonino, Giorgio e Sandra.
Si scambiano le prime chiacchiere, si ragiona velocemente del percorso e si pensa già a gustare il caffé di rito, che in fondo ci aiuta ad affrontare bene la strada. Ci fermiamo in un bar a Cameri.
Dirigiamo la rotta verso Verbania: a Fondotoce, infatti, troveremo Luca.
Il lungolago è sempre piacevolissimo, a dispetto del traffico - sostenuto ma non congestionato - che è l'inevitabile prezzo da pagare per una giornata così piacevolmente calda.
Intercettiamo Luca già a Feriolo. A questo punto sia già in prossimità della nostra meta: sfioriamo Verbania e, virando verso Gravellona, imbocchiamo la stradina per Montorfano ai piedi dell'imponente massiccio omonimo; quest'ultimo reca le sue estese ferite: la grandi cave dalle quali è estratto il granito. 


La salita al borgo è piuttosto breve e si svolge su una stretta strada, piegata da una manciata di tornanti sul versante boscoso della montagna; si approda all'abitato in maniera un po' inattesa, dopo aver percorso qualche metro di sterrato in mezzo ad alcune abitazioni. Allo spiazzo funge da parcheggio, peraltro piuttosto affollato, troviamo Laura. Posteggiamo al limitare d'un ampio prato. Su di esso sorge, austera e bellissima, la chiesa di San Giovanni in Montorfano. È questa è il simbolo più noto di questa località. Ha origini antichissime, radicate persino nell'alto Medioevo, come dimostrato dalle vestigia rinvenute durante gli scavi condotti nel secolo scorso. La struttura attuale, in stile romanico, sorge infatti sui resti di una preesistente, di dimensioni più ridotte; oggi è infatti visibile il battistero a pianta ottagonale riportato alla luce dai recenti interventi. 
La chiesa oggi appare nello stato originario del XII secolo, con pochi apporti successivi, quali la para d'altare di epoca barocca. L'aspetto esteriore, così come quello interno, è pienamente coerente con la canonica sobrietà delle strutture romaniche; caratteristico il largo impiego di granito bianco che, del resto, è il minerale estratto proprio dal Montorfano.
Nel contesto sereno di questa piccola oasi di pace, consumiamo in totale relax il nostro pranzo al sacco. Il sole scalda parecchio, al punto di portarci ad una sistematica ricerca dell'ombra e del fresco!


Da 17 maggio 2015 - Montorfano

Nei nostri discorsi nasce un curioso paragone fra la piccola chiesa di San Giovanni e l'imponente cattedrale di Milano, quel Duomo che, in fondo, trae la propria intima origine dalle vicine cave di Candoglia, sempre nel territorio del comune di Mergozzo. È Antonino, grande conoscitore del Duomo, nonché preparata guida alla sua «fabbrica», a raccontarci alcuni dettagli del più noto simbolo di Milano. E ci incuriosisce la continua necessità di manutenzione richiesta dai marmi di Candoglia, per la quale - complice l'imponente mole dell'edificio - il Duomo è soggetto ad un costante, inevitabile rinnovamento, con la continua sostituzione di rivestimenti, guglie e decorazioni. E pensare che questa piccola, umile chiesetta di granito è testimone quasi millenaria del trascorrere del tempo e sembra non aver richiesto affatto una simile manutenzione. Che curioso contrasto, apparentemente radicale, fra due edifici che nascono dalle viscere di queste montagne del Verbano.
Da questo spunto ci ripromettiamo, a breve, di visitare la cattedrale milanese, potendoci peraltro avvalere di un'ottima guida. Annotiamo.
La compagnia di Antonino ci fa spaziare dall'aneddotica storica ad un più leggero repertorio di barzellette. Come dire, non ci facciamo mancare nulla. E così il tempo scorre in allegria. Dopo pranzo, facciamo quattro passi e ci fermiamo a prendere un buon caffè. 
Qui Paolo osserva: «Avete parlato di Presidente, ma quindi avete anche voi una gerarchia?». Affatto! Giochiamo, privilegiando il piacere di stare insieme.
Raggiungiamo il «Belvedere»: un balcone verde sull'azzurro del cielo e del lago Maggiore. A poche centinaia di metri, la foce del Toce - perdonate il gioco di parole - col grande ponte che poco prima avevamo percorso. La bella giornata aiuta a confezionare incantevoli cartoline, che in fondo non vediamo l'ora di esibire.


Da 17 maggio 2015 - Montorfano

La vicinanza col centro di Mergozzo è un richiamo invitante. Come rinunciare ad un buon gelato in riva al piccolo lago che di Mergozzo porta il nome? Dopo un breve ballottaggio con la pur bellissima Feriolo, siamo persuasi. Scendiamo a Mergozzo. Dopo una piccola divagazione per recuperare Paolo e Peppo (ho ancora il dubbio che quest'ultimo puntasse verso Capo Nord o qualche altra località nord europea, visto la determinazione con cui si è diretto verso Verbania!), arriviamo nei pressi del lungolago di Mergozzo. Un alto posto da cartolina. O forse da quadro, dato che qui non è raro imbattersi in qualche pittore munito di tela e cavalletto.
La poesia del luogo tuttavia non ci distrae troppo dalla gelateria sotto i portici, che in effetti è stata presa d'assalto nel giro di pochi secondi. L'ombra è più che mai ambita e per fortuna qui non manca.
Si chiacchiera ancora un po' e si comincia a pensare al rientro. Puntiamo decisi sul classico, anche per evitare un po' del traffico della riva del Lago Maggiore: Baveno, e da lì il Vergante. Con l'immancabile tappa a Levo, con la sua fonte freschissima. Vi arriviamo dopo la solita gustosa serie di tornanti, sparsi a decine sul versante orientale del massiccio del Mottarone.
Pausa dissetante e via. Si riparte verso Gignese. E, da lì, si scollina, scendendo verso Ameno. In località Vacciago, ci fermiamo presso un'ampia balconata, affacciata sul lago d'Orta e dominata dal Santuario della Madonna della Bocciola. È questa una chiesa di stile neoclassico, costruita sul luogo di un evento miracolo che ebbe luogo, con l'apparizione della Vergine ad una pastorella muta dalla nascita, nel XVI secolo. L'edificio ospita un ampio ciclo di affreschi ottocenteschi, dai colori assai vivaci e valorizzati dalla luminosità dell'interno.


Da 17 maggio 2015 - Montorfano

Incantati dalla bella Orta, col suo promontorio sul lago, che da qui si vede benissimo, ci rassegniamo a ripartire. Scendiamo verso Gozzano, per rientrare in direzione Novara, evitando i tratti più caotici nei pressi di Arona. Dopo un paio di soste, ci salutiamo infine nei pressi di Novara, col sole ormai basso ma non ancora tramontato. 
Alla prossima


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Commenti

  1. Dalle nostre gite domenicali alla Tre Mari e via in Toscana ,la nostra estate sarà calienteeee

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