20.03.2016 - Merenda a Castellaro (Oltrepò)

Da 20 marzo 2016 - Merenda in Oltrepò

Oramai i tempi sono maturi sotto più profili.
La Freccia Verde è ora di inaugurarla.
È il primo giorno di primavera.
È anche la mia prima escursione in Vespa per il duemilasedici.
La destinazione era già fissata da oltre una settimana: l’Oltrepò.
Salvo impedimenti, come faccio a mancare?
L’appuntamento è fissato per circa le quattordici in zona Viridea di Pavia.
Verso mezzogiorno e mezzo parto: l’idea è di raggiungere Giovanni in auto e da li partire insieme alla volta del punto prefissato.
I primi metri, immortalati dall’inseparabile cam, fanno una certa impressione: tanti dettagli sono cambiati, il principale è il colore, alla guida è impossibile non vedere il manubrio e già li fa un certo effetto, si aggiunga il suono improponibile della marmitta ultra economica ed infine i comandi morbidi come non mai.
Invariata è l’essenza del motore: per i miei gusti spinge poco.



Si va via praticamente a manetta, sicuri di arrivar un pizzico tardi.
In generale va tutto benone tranne un rumorino sospetto proveniente dalla ruota anteriore, che sparisce non appena sfioro la leva del freno, che presenta una novità flottante.
Mi aspettavo che frenasse di più, ma è chiaro che c’è da aspettare che si assestino le ganasce nuove.
In fretta io e Gio arriviamo a Pavia, un’occhiata per vedere il resto del Team, ci si ferma presso una stazione di servizio.
Una rapida telefonata e tutto il gruppo è riunito.

Per qualche minuto la Freccia Verde è al centro delle attenzioni poi giustamente si parte: una giornata, non proprio limpida, ci aspetta nelle terre pavesi oltre l’Eridano, di li a poco attraversiamo il ponte di Bressana: mi fa sempre una certa impressione positiva passare il Po a bordo di una Vespa e soprattutto le colline sono li veramente a poca distanza, inizia ad essere tangibile la differenza del territorio.


Tutto tranquillo fino a Rivanazzano dove c’è una inaspettata ressa di gente, ora non ho ben chiaro se premeditato o deciso all’ultimo momento, sta di fatto che si prende la direzione di Volpedo e da li percorriamo tutta la Val Curone.
Personalmente mi era nota la parte alta di suddetta valle, già visitata nel lontano duemilatre col duecento; mentre mi era completamente ignota la parte bassa, gran bella zona, la vallata è ampia e non mi trasmette quel senso di soffocamento da parte delle montagne circostanti.
In fondo si vedono le montagne innevate tra le quali fa capolino il Penice con le sue antenne.
La strada è decisamente larga, curve dolci, ogni tanto un paesino caratteristico, degna di nota la scarsità di traffico, è raro incontrare altri veicoli, proprio una strada adatta alla Vespa.
Man mano che si scende più o meno verso sud, il meteo peggiora un po’, ma sembra nulla di drammatico, il paesaggio diventa decisamente più montano e i prati ai lati della strada iniziano a riempirsi delle meravigliose primule gialline tipiche della zona.
La situazione cambia un po’ quando lasciamo la provinciale numero cento per dirigerci verso Castellaro.
La strada è più stretta, in alcuni punti è bene prestare attenzione per il ghiaietto, per le buche, per i veicoli in senso opposto e per qualche curva un po’ più chiusa, il mio centocinquanta inizia a soffrire le salite con quell’inclinazione tipica dove una marcia è lunga e se si scala è troppo corta.
Un po’ di sofferenza in terza, qualche urlata in seconda e scopriremo poi che ne è valsa la pena.





Arriviamo nella località prescelta, in un bar-ristorante, dove il nostro Sceicco chiede una merenda a base di pane e salame, prontamente ci sistemato tre tavoli e ci servono la classica micca (nome locale di questo genere di pane) a fette e un tagliere di salame che a mio avviso poteva essere la dose giusta a testa.
Due chiacchiere, due prese in giro, sta di fatto che il salame è stato “spazzolato” in men che non si dica, lo sceicco ne ordina subito un altro tagliere.
Sarà la giornata, sarà l’euforia, sarà la prelibatezza del salame, sta di fatto che anche questo secondo tagliere svanisce in breve tempo.



Da 20 marzo 2016 - Merenda in Oltrepò

Mi verrebbe da dire “per fortuna” arrivano un piatto di lardo con miele e noci, un piatto di pancetta che è impossibile trovare le parole per descriverla, dire che fosse eccezionale è forse sminuirla e infine un piatto di carpaccio altrettanto squisito. Per completare il tutto: un caffè.
Ah poter rimanere ancora un pochino li e invece ci tocca rientrare, si chiede il conto, ce la caviamo con sei euro e qualche spicciolo a testa.
All’uscita dal locale, il cielo è particolarmente nero, speriamo bene!
In partenza lo sceicco si diverte a cercare e percorrere stradine strette e dalla forte pendenza, dentro l’abitato di Cella, in attesa di tutto il Team, mi soffermo a guardare il panorama e con gran stupore e un filo di emozione, mi rendo conto che il paesino sull’altro versante è Montemartino, il “mio” paesino! Qualche attimo ancora e poi si parte veramente: si percorre una strada simile all’ultimo tratto dell’andata, attenzione a brecciolino, buche e curve.
Si giunge a Varzi, si fa il giro della piazza del mercato e poi si imbocca la “solita” statale del Penice, ahinoi in direzione nord.


Strepitosa la frase di Marco quando mi si affianca “non ne sbagliamo una!”
La mia Freccia Verde sta patendo un po’ di vuoti e mancamenti, però tutto sommato va, il presidente mi tranquillizza ipotizzando qualcosa di sporco causato dal riassemblare le varie componenti. In località Casa Cucchi vado in riserva, per fortuna che appena passato l’abitato, sulla sinistra c’è un benzinaio, un qualche impiccio con qualche motociclista per svoltare e proviamo a rifornirci, c’è tanta gente e più o meno tutti si lamentano, in particolare uno che ci invita ad rifornirci dalla “sua parte” perché ha sbagliato a prendere la pistola.
Spostamenti, tentativi, mancati scontrini, io mi rifornisco tranquillamente in modalità bancomat.
Nel percorrere la statale ci si divide un po’, no problem, a Godiasco ci raggruppiamo di nuovo, mentre a Rivanazzano i primi saluti: Presidente e Sceicco proseguono a sinistra, mentre noi andiamo a destra in direzione Montebello della Battaglia.
Giovanni ha il pensiero di rientrare per Victoria, io ho il pensiero che una volta a casa di Giovanni, mi aspettano tre quarti d’ora di Panda, si tira un po’.
Se prima del Po avevamo distanziato solamente Marco e Fabio, più o meno alla rotonda prima del ponte, io e Giovanni, seminiamo anche Luca, non per altro, c’è parecchia coda e passare le vetture incolonnate non è sempre facile.
Io e Giovanni un paio di volte ci confrontiamo per decidere se raggrupparci di nuovo, eppure siamo andati piano dietro a una fuoristrada con rimorchio, sarà brutto da dire ma la scelta è stata quella di tirare per giungere il prima possibile e così fu, rara eccezione per il Vespa Legend Team, che il ritorno non è stato in gruppo.
Ad un certo punto il freddo prende il sopravvento, da un lato è meglio, mi distrae dal pensare malinconicamente al rientro o meglio, quello che mi sto lasciando alle spalle e l’dea è di arrivare a casa al caldo.
Non manca molto a Vidigulfo, ci sorpassa una Morini e vedo Giovanni scattare all’inseguimento.
A casa di Giovanni due chiacchiere e due risate con la Manu e un loro conoscente.
Si conclude con una coda interminabile in tangenziale una giornata strepitosa.
E non finisce qui.


Galleria fotografica:

Commenti

  1. Bel racconto bel giro ottima merenda e bel freschino , non potevamo aprire meglio la stagione, Vespa Legend Team n. 1

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  2. Bel giro! Peppo, ma la Freccia Verde non doveva diventare 200 mix? In ogni caso il verde vallombrosa ha sempre fascino ;-)

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  3. Beh non ci interessa sbagliare :P
    @ Francesco: calma calma ;)

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  4. Giro strepitoso, comunque. Mi riprometto di esplorare meglio la Val Curone. Occhio alla stagione delle sagre!

    Peraltro non pochi chilometri per quella che doveva essere una passeggiata pomeridiana: Luca e Laura, partendo da un po' più lontano, si sono fatti 270 km.

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