22-25.06.2018 - VIII VRaid delle Alpi e dei Laghi Svizzeri



In apertura ci tengo a ricordare qui il nostro amico Enzo - detto «Panz» - che sarebbe dovuto essere con noi sulle strade della Svizzera centrale, ma è stato trattenuto da impegni lavorativi. Una settimana più tardi, il 1° luglio, Enzo ci ha lasciati. È rimasto vittima di un incidente a cavallo della sua amata BMW «GS». Buon viaggio, Panz!

Dopo il successo del primo «VRaid delle Alpi Svizzere» (giugno 2015), nel 2018 si è deciso di concedere il bis. Così per quattro giorni abbiamo esplorato la Svizzera centrale, soggiornando nel suo «cuore»: il Canton Uri, una regione non molto popolata ma così ricca di storia.
Premetto sin da ora che l'organizzazione è stata impeccabile: opera di Fabio e Yvonne, con Davide, Tamara e Lorenzo, che hanno individuato luoghi e strade fra i migliori, rendendo questo breve viaggio un'esperienza davvero indimenticabile.


Il Canton Uri, dunque. Un punto d'inizio formidabile, dal quale muoversi per esplorare buona parte della Svizzera Centrale. È una regione estremamente verde, coperta in misura significativa da boschi e foreste, ai margini dei quali si estendono grandi pascoli, come drappi di velluto verdissimo.
Maestose montagne si elevano attorno a piccole cittadine, caratterizzate da abitazioni dallo stile caratteristico. Siamo ai piedi delle Alpi, al di là delle Alpi. E dove non c'è il verde, c'è l'azzurro: quello intenso del cielo terso, oppure quello vivace, talora verdastro, dei numerosi specchi d'acqua. Perché se il precedente «raid» fu totalmente consacrato alla montagna, coi numerosi passi alpini valicati, questo ha visto nuovi protagonisti: i laghi, numerosi e bellissimi.
Nella cornice di questi paesaggi mozzafiato troviamo un'altro buon motivo per mettersi in sella: ritrovarsi. Amici normalmente molto distanti, riescono a rivedersi e a passare finalmente qualche giorno insieme.
Purtroppo per alcuni di noi questo non è stato possibile, per via di seri impedimenti familiari. E proprio per questo la promessa è già stata fatta. Ne seguiranno altri, sempre in terra elvetica: c'è ancora molto da scoprire e da visitare!

Verso Urigen
Fra gli amici trattenuti a casa purtroppo c'è anche il buon Peppo. Così il viaggio lo facciamo in tre: io, Luca e Laura (inossidabili!). È la mattina del 22 giugno, un bel venerdì d'inizio estate. Il caldo in pianura è già intenso, tale da far agognare le amate montagne. Mi prefiguro una dolce brezza, seppur col sospetto di trovare, piuttosto, un freddo piuttosto intenso.
Parto con ampio anticipo, con l'idea di passare dall'officina di Felice per un saluto. Percorro tranquillamente l'ormai abituale tragitto per Verbania; il bel tempo e la viabilità scorrevole mi fanno apprezzare particolarmente il viaggio. E poi c'è il piacere di «staccare» , anche se per pochissimi giorni. Fa bene.


Arrivo a Verbania e purtroppo trovo l'officina chiusa: Felice è in trasferta. Pazienza. Mi avvio verso Trobaso, sapendo che Luca e Laura sono in arrivo. Una breve attesa ed eccoli. Ultimi preparativi e già entriamo nel vivo della nostra avventura!
C'è da sudare: il caldo è quasi insopportabile, la giacca pare davvero di troppo. Saliamo lungo la costa orientale del Verbano, sino a Cannero Riviera. Poco oltre l'abitato, la strada diviene a senso unico alternato, per via di alcuni lavori. Ci fermiamo, fortunatamente all'ombra. Con mossa clamorosa e indimenticabile, Luca riesce pure a chiedere all'addetto alla gestione dei flussi di traffico di scattarci una foto. Fantastico!
Il nostro viaggio prosegue lungo la riva del Lago, anche in terreno Svizzero: all'altezza di Locarno ci inoltriamo nel canton Ticino, mantenendoci a ovest del fiume; in questo modo raggiungiamo il capoluogo del Cantone, la città di Bellinzona, presso la quale sostiamo per un pranzo veloce. E soprattutto approfittando di ottima aria condizionata...
Sappiamo che Urigen è ancora lontana, e dobbiamo letteralmente scavalcare le Alpi: la porta è quella del San Gottardo, accesso all'Europa centrale mediante un valico posto a 2106 metri di quota.
Per raggiungerlo dobbiamo percorrere la Valle Leventina, che ospita il primo tratto del fiume azzurro, il Ticino, prima che le sue acque si fondano con quelle del lago Maggiore.
Man mano che risaliamo la valle, le temperature scendono, ed aumenta la forza del vento, che si fa sferzante quando incontriamo le prime serie di tornanti. Non riesco a stare al passo del motorone di Luca, che noncurante di carico, pendenze e vento contrario divora le salite.


Questa condizione permane per tutta la salita: Quinto, Airolo... sino al Gottardo. Percorriamo la strada nuova - pur col pensiero al bellissimo vecchio tracciato, quello della Tremola - decisamente più ampia e scorrevole.
In cima al Gottardo non fa certo caldo. Mettiamo insieme dieci gradi scarsi, tutti racimolati al sole. L'afa di Bellinzona è un ricordo, un caro ricordo: eppure l'abbiamo detestata!
Ecco, siamo in cima. Se la calura è lontana già da un po', ora stiamo per lasciarci alle spalle il Canton Ticino, l'Italiano nei cartelli, per certi versi l'Italia in generale. Perché - nessuno se ne abbia a male - al di qua del Gottardo, con le dovute distinzioni, si respira un'aria italiana: certo, ordine e pulizia sono evidentissimi, ma abitazioni e paesaggi ricordano da vicino gli insediamenti italiani alpini e prealpini.
Da qui in avanti, tutto è diverso. I piccoli villaggi assecondano senza resistenze lo stereotipo mitteleuropeo, con case in legno ed in pietra, fiori alle finestre e scuri in legno, talora dipinti con motivi e tinte vivaci. Ovunque si trovano bandiere con la testa di toro, simbolo di questo cantone, a testimonianza di un'identità ben nitida ed esibita con fierezza.


Il Canton Uri è una delle tre regioni che, nel 1291, diedero origine alla «Confederazione Svizzera». Ne costituisce il cuore anche dal punto di vista geografico, pur essendo poco abitato: conta, al 2016, poco più di trentaseimila residenti. Proprio in virtù della scarsa densità abitativa e di un paesaggio naturale in larga parte incontaminato, è una regione a vocazione prettamente turistica.
Hospental, Andermatt, Wassen, Altdorf sono alcune delle località che attraversiamo, prima di abbandonare la Gotthardstrasse per impegnare la Klausenstrasse, che ci condurrà alla nostra destinazione. La località di Urigen sorge presso il comune di Unterschächen, sulla strada che conduce al Klausenpass; qui, nei pressi di una curva a gomito, sorge l'Hotel della Posta, e questa è la nostra meta.


Vi giungiamo attorno alle diciassette. Il sole illumina i versanti erbosi dei monti e dà colore alla facciata in legno di questo edificio storico; i nostri amici non sono ancora arrivati. Li attendiamo, un poco infreddoliti, seduti su una panchina, come se aspettassimo l'Autopostale, la corriera che, col suono armonioso delle sue trombe, percorre tutta la valle collegando villaggi e località isolate.
Quest'oggi nella valle risuonano anche i familiari motori a due tempi: sono quelli delle due Rally, con le quali Fabio, Roberto e Davide finalmente arrivano a destinazione.
Prendiamo posto nella grande casa adiacente l'hotel: è una costruzione rustica, antica, tipica di questi luoghi; la base in pietra e calcestruzzo, i piani sopraelevati interamente in legno, cinti da ampi balconi.
La sera è il momento della convivialità: ci si ritrova, dopo mesi oppure anni, si cucina insieme, si chiacchiera. E, mentre il sole tramonta, come bambini mai cresciuti ci si diverte sulle giostrine nel prato dietro l'hotel!



Sabato. Scorpacciata di laghi e... non solo
Dopo una prima notte trascorsa in mezzo a queste bellissime montagne, il VRaid entra nel vivo del suo aspetto più turistico. Dopo una buona colazione, siamo pronti per partire. Quattro Vespe, due Italiane e due Svizzere, pronte a invadere pacificamente queste terre pittoresche e colorate, nelle quali acque azzurre e verdi prati si alternano con ineffabile armonia.
Scendiamo ad Altdorf, dopo aver ritrovato la Gotthardstrasse; Altdorf è una cittadina di circa novemila abitanti ed è la capitale del Cantone. Sorge non lontano dal lago di Lucerna, il primo dei laghi che incontreremo nel nostro itinerario. Esso è detto anche «Lago dei Quattro Cantoni», poiché le sue acque bagnano il Canton Uri, il Canton Svitto, il Canton Lucerna ed i Cantoni Nidvaldo e Obvaldo, che un tempo erano riuniti nel Canton Untervaldo.


Il paesaggio offerto da questo grande lago (è il quarto bacino elvetico per dimensioni) è sorprendente, specie per noi che siamo abituati ai paesaggi dei grandi laghi prealpini Italiani.
Qui vediamo grandi pascoli erbosi degradare, con significativa pendenza, sino a toccare le acque del lago; le coste sono poco urbanizzate, con l'eccezione di pochi centri, cosa sorprendente per un bacino di queste proporzioni.


Una efficiente flotta di battelli garantisce lo spostamento fra le località lacustri, talvolta con buon risparmio di tempo, considerando la notevole tortuosità della costa. Sfruttiamo anche noi questo servizio: traghettiamo da Gersau a Beckenried; da qui, nel territorio del Canton Nidvaldo, costeggiamo ancora il lago, attraversando Buochs e Stans.
Entriamo così nel Canton Obvaldo, sfiorando Sarnen e costeggiando un altro lago: il Sarnersee.
Non finisce qui. Percorrendo la Brünigstrasse, incontriamo un nuovo lago: il Lungernsee, dal nome della cittadina di Lungern, presso l'estremo meridionale del lago.


Stupefacente il colore delle acque: un misto fra azzurro e verde, una tinta così intensa e brillante da sembrare innaturale. Non possiamo davvero non fermarci per scendere a contemplare queste acque; posteggiamo le Vespe per una breve sosta. Ma la prima vera tappa di oggi non è ancora questa. Ci attende un altro lago, il lago di Brienz, le cui rive ospitano un grande parco dalle ambientazioni fiabesche.
È al limitare del bosco, presso un piccolo parcheggio, che il gruppo del VRaid si completa: qui troviamo Yvonne ed Alessandra, con Tamara, Lorenzo, Davide ed il piccolo Ruggero.
Possiamo dunque inoltrarci nel parco; un breve percorso ci porta al cospetto delle cascate di Giessbach, ben quattordici salti, per un dislivello di circa cinquecento metri. A valle, splendido, il Grand Hotel ottocentesco, nei pressi della riva del lago. Una passerella ci porta dietro alla cascata, permettendoci di guardarla davvero da ogni angolazione.


Terminata l'escursione, giungiamo di nuovo al parcheggio, pronti a rimettere le ruote sull'asfalto. Ora, con la scorta della monovolume guidata da Yvonne, ci muoviamo di nuovo verso oriente; costeggiamo ancora il lago di Brienz e raggiungiamo la cittadina di Meiringen. Tenete bene a mente questo nome.
Qui, una volta parcheggiati i nostri mezzi, raggiungiamo un piccolo supermercato e acquistiamo qualcosa di pronto per pranzare in semplicità presso i tavoli collocati lungo la via principale dell'abitato. Qui, numerosi sono i riferimenti a Sherlock Holmes, la creatura letteraria di Sir Arthur Conan Doyle, perché qui è ambientato l'ultimo racconto della celebre saga. Per questo, in quella che fu la cappella anglicana, costruita per i numerosi turistici britannici che frequentavano questa zona sul finire del XIX secolo, è stato allestito il museo di Sherlock Holmes.
Dicevamo del nome Meiringen. Vi dice nulla? Questo piccolo borgo del Caton Berna è la culla della meringa. Ideata nel XVIII secolo da un pasticcere di probabili origini italiane, tal Gasparini, da qui si diffuse in tutto il mondo, riscuotendo grande successo anche presso le casate reali europee.
Irrinunciabile, dunque, una merenda col prelibato dolce tipico di Meiringen. Ci rechiamo da Frutiger, pasticceria che vanta il record della meringa più grande del mondo (preparata con qualcosa come duemilacinquecento uova!), che ha un'accogliente sala da tè ed una grande terrazza all'esterno. L'abbinamento col gelato va per la maggiore...


Dopo la squisita merenda, è giusto fare un po' di movimento. Si fa per dire, visto che la fatica è tutta demandata ai nostri veicoli. Ed è una bella fatica, perché ci attende la salita del Sustenpass.
È uno dei grandi passi Alpini svizzeri, già parte dell'itinerario del VRaid del 2015.
Il valico è a ben 2165 metri ed unisce il Canton Berna ed il Canton Uri. Tre anni fa vi trovammo la neve: e non semplicemente quella accumulata, bensì fiocchi freschi! Questa volta il sole splende luminoso, ma il calore di suoi raggi non riesce a mitigare il vento gelido, che ci costringe a tenere in testa il casco. La salita da Innertkirchen, a pochi chilometri da Meiringen, attraversa un ampio territorio boschivo, giungendo al valico con moderata pendenza. In cima si trova, come di consueto, un ospizio, struttura ricettiva eretta a pochi metri da una grande diga. La discesa verso Wassen regala paesaggi spettacolari, con una vista mozzafiato sull'ampia valle, detta Meiental.
Wassen si trova lungo la Gotthardstrasse: rientriamo così verso Urigen attraverso un tratto già percorso il giorno precedente.


Seconda sera fra le montagne Svizzera, e quest'oggi siamo al gran completo. Ceniamo in compagnia, gustando la pasta pasticciata al forno preparata da Alessandra e Roberto.

Domenica. Verso nord
Domenica mattina partiamo per un nuovo giro. E questa volta non si scende, si sale: la nostra prima tappa è il Klausenpass, a pochi chilometri dalla nostra base; si tratta di un valico non molto «battuto». La strada è più stretta, più tortuosa, pure meno curata. Il che significa che è comunque in condizioni largamente migliori rispetto ad una qualsiasi strada italiana, ovviamente.



Il valico è a 1952 metri s.l.m.; posiamo per una bella foto di gruppo presso il piazzale. Una marmotta non lontana attira la nostra attenzione e posa fra i fili d'erba e le rocce coperte di licheni.
La discesa ci porta in un'ampia valle, occupata da estesi pascoli, che però non sembrano bastare al bestiame: così qualche mansueto bovino invade la strada, costringendoci a qualche divertente fermata.

Il nostro itinerario prosegue in una costante discesa, lasciandoci via via alle spalle gli alti monti del Canton Uri; entriamo nel Canton Glarona e attraversiamo una serie di piccoli centri ed il capoluogo, Glarus. Non lontano dal lago di Walenstadt incontriamo un nuovo Cantone, quello di San Gallo. La nostra prossima meta è il lago di Zurigo. A pochi chilometri da questa destinazione, attraversiamo un piccolo centro, Uznach, con una caratteristica davverso sorprendente: sui tetti dell'abitato e della chiesa principale ha trovato asilo una colonia di cicogne, così che sono assai numerosi e ben visibili i caratteristici nidi.


Approdiamo infine alla sponda settentrionale del lago di Zurigo; presso Rapperswil raggiungiamo il lungo ponte che attraversa il lago, sfruttando una lingua di terra aggettante nel lago, sulla quale sorge il villaggio di Hurden.
Siamo ora nel Canton Svitto, ma a poche decine di metri dal Canton Zurigo: nelle acque del lago si incrociano infatti tre Cantoni. Una volta superato il ponte incontriamo alcune aree di sosta; parcheggiamo le Vespe e la fedele auto che ci scorta, per fare quattro passi. Parallelamente al ponte è costruita una lunga passerella pedonale che, con un percorso non rettilineo, collega le due rive.
Il sole è oscurato dalle nubi, e non mancano i presagi di una pioggia imminente.
Prosegue tuttavia il nostro tragitto, che ora volge verso sud.
Ci attende un altro lago, il Sihlsee, un piccolo bacino interamente compreso nel territorio comunale di Einsiedeln. Vi arriviamo attraverso un percorso alternativo e poco frequentato, in parte immerso nei boschi. Anche questa volta attraversiamo le acque con i nostri mezzi, avvalendoci di uno dei due ponti che collegando le due sponde maggiori.


È ora di pranzare: ci attende un bel ristorante in località Willerzell. Appena posteggiate le Vespe, ecco che inizia a piovere. Ma noi ripariamo nell'ampio salone vetrato, guardando il placido lago e col sollievo di un ambiente ben riscaldato.
Pranziamo ottimamente, con piatti tipici di questa ed altre ragioni svizzere: carne e patate a volontà.
Fuori piove moderatamente; siamo costretti ad indossare le tute antipioggia, ma la nostra nuova destinazione fortunatamente è vicina.


Raggiungiamo il centro di Einsiedeln, dominato dalla grande abbazia. Essa costituisce il più importante santuario mariano della Svizzera ed il suo territorio è direttamente assoggettato alla Santa Sede. Centro dell'abbazia è l'imponente chiesa, costruita negli stili barocco e rococò, nelle loro declinazioni tedesche.
All'interno stupisce il ricco apparato decorativo, in particolare sulle volte. La grande cupola sovrasta, all'interno della chiesa, la cappella che custodisce il simulacro della Madonna Nera, oggetto di antichissima devozione e tappa già nel medioevo dei celebri pellegrinaggi che attraversavano il continente europeo.


Il piazzale antistante la facciata ospita una grande fontana, con al centro la statua dorata della Vergine, e tutt'attorno quattordici bocche dalle quali fluisce l'acqua. Era uso presso la popolazione locale bere da tutte e quattordici le fontane, al fine di conquistare la longevità. Tradizione che sembra sopravvivere, dal momento che molti ancora oggi ripetono questo rituale.
Nel borgo si tiene una festa medievale con rievocazioni in costume: sarebbe un peccato non visitarla e, del resto, non c'è fretta, nonostante l'incombente minaccia di pioggia.
Al termine della visita non ci resta che ripartire, puntando verso «casa», ovvero verso la nostra bella residenza sulla Klausenstrasse. Così incontriamo un altro valico, il passo di Ibergeregg, la cui altitudine è - per così dire - modesta. Siamo a 1406 metri sul livello del mare; la salita e la discesa si sviluppano su un percorso poco trafficato, immerso nella natura, al punto che sono installati appositi dissuasori per il bestiame che, non di rado, si avvicina alla strada.


Superata la città di Svitto, capoluogo dell'omonimo cantone, approdiamo ancora una volta sulle rive del «Lago dei Quattro Cantoni». Attraversiamo Altdorf, accennando un saluto alla grande statua di Guglielmo Tell, e proseguiamo verso la nostra base, affrontando la salita che ormai ci è familiare.
Ci attende una bella serata, con una squisita specialità svizzera: una calda e gustosa fonduta.


Essa è servita nel caquelon, una sorta di casseruola che viene costantemente riscaldata da una fiamma, collocata nel suo supporto; l'amalgama di formaggi, nel quale viene intinto il pane, è arricchito dal kirsch, un'acquavite a base di ciliegie, prodotto tipico della Svizzera centrale.
Una specialità curiosa, dunque, anche nel modo in cui è servita, che è stata preparata con cura e molto apprezzata dal gruppo. Da provare!
E con questa cena deliziosa volge a conclusione anche questo terzo giorno di scorribande.

Si deve tornare...
Si dice che le cose belle durano poco. E si dice anche che questo le faccia apprezzare maggiormente. Probabilmente è vero, ma in questi casi il rientro è sempre doloroso. E si finisce inevitabilmente, per gettare le basi della prossima avventura. A quando il prossimo? Diremmo tutti: «settimana prossima!», ma purtroppo non è possibile. E concordiamo di pianificare un raid ogni due anni.
Vorremmo inoltre concludere questa esperienza con un altro piccolo giro ma, ahinoi, questa mattina la pioggia pare diffusa nella zona e non ci resta che una rassegnata partenza verso casa.
Le nostre strade, come si suol dire, si dividono.


Così io, Luca e Laura riprendiamo la via che ci conduce verso sud, verso il Gottardo. Indossiamo l'abbigliamento antipioggia e scendiamo verso Altdorf.
Per fortuna dopo qualche chilometro la pioggia cessa, lasciando solo freddo e vento.
Prima di salire al Gottardo è necessario fermarci per un rifornimento. E Luca trova il posto giusto. Un distributore surreale, forse il più bizzarro di tutta la Svizzera. Una stazione di servizio vecchia di quarant'anni, ma aperta. Tutto è d'altri tempi, dalle pompe alla pensilina, passando per i serramenti dei locali attigui e i panni stesi. I panni stesi?! Non faccio in tempo a issare la Vespa sul cavalletto che sento risuonare la risata di una vecchina. È la proprietaria del distributore ed attacca a parlare in tedesco. Questo ci pone in difficoltà. Luca tenta con l'inglese. La vecchina reagisce con una serie di risate alquanto contagiose. In qualche modo ci intendiamo. O forse no, ma in fondo a noi basta un po' di benzina, foss'anche vecchia di quarant'anni.
A rifornimento completato, la gagliarda signora ci saluta con un «ciao!» che ha il sapore di una conquista epocale.  Assecondiamo la nota esigenza di Luca: deve fumare. Va bene, un po' più in là è meglio. Guardiamo divertiti ciò che ci circonda, specialmente le varie paia di calze, d'un color nocciola smorto, appese su un filo che in effetti non può che apparire come l'opera più improvvisata di questa impeccabile e rigorosa terra.
Con le calze che sventolano nervosamente, riprova affatto necessaria del vento sferzante, riprendiamo il nostro viaggio.


Il freddo si intensifica e al passo del San Gottardo è davvero pungente. Sei gradi sopra lo zero. E paiono decisamente di meno. Condizioni poco confortevoli, è vero, ma vogliamo rinunciare ad un ennesimo assaggio di Svizzera? No, certo. L'immancabile baracchino ci serve, di lì a poco, degli squisiti panini farciti con wurstel e senape. Laura completa questa ennesima celebrazione elvetica con la tipica Rivella, io e Luca scegliamo bevande a noi più familiari.


Qui, dalla sommità del Gottardo, realizziamo di essere al confine, in qualche modo, con la nostra consuetudine: da qui la lingua torna ad essere l'italiano, da qui torniamo «al di qua» delle Alpi.
Torniamo, in ultima analisi, nel caldo che abbiamo in effetti rimpianto, ma che abbiamo del resto barattato volentieri con piacevolissima compagnia e con momenti indimenticabili.
Ci attende la Valle Leventina, nella quale sprofondiamo dopo i aver percorso i tornanti della «Tremola» con il suo fondo in pietra così ordinatamente posata.
Nel giro di qualche chilometro sentiremo la necessità di levare qualche strato del nostro abbigliamento.
Giunti a Bellinzona, optiamo per una piccola variante: una veloce visita al castello di Sasso Corbaro, una delle tre fortezze che dominano la città, che fu costruito al termine del XV secolo per volontà di Ludovico il Moro.
Restaurato accuratamente, è il più giovane dei castelli di Bellinzona. Dalla fortificazione si gode di bellissima vista sulla città.


Dopo questa bella variante, proseguiamo il nostro cammino verso l'Italia. Il traffico di Bellinzona in questo lunedì pomeriggio è alquanto intenso, oserei dire logorante, dovendo attraversare sterminate zone commerciali ed industriali.
Arriviamo infine al lago Maggiore. Il nostro lago.
Luca e Laura generosamente mi propongono di restare sulla sponda orientale, accompagnandomi così sino a Laveno, dove poi si sarebbero imbarcati per fare ritorno a Verbania.
E così il VRaid si conclude proprio nei pressi dell'imbarcadero di Laveno: a me non restano che gli ultimi, banalissimi chilometri che mi separano da casa.
Aspettando la prossima scorribanda elvetica.

Un grande grazie a tutti i compagni d'avventura, a Fabio e famiglia per l'ottima organizzazione, a Luca e Laura per la loro premurosa compagnia in viaggio.






























Commenti

  1. Aver atteso questo racconto, ha il suo valore aggiunto in questi giorni malinconici di pioggia...
    Ripercorrere, attraverso parole e foto, i bei momenti passati insieme, oggi rende ancor più l'idea di questa bella iniziativa!
    Tra pochi amici, ben organizzata perché sentita, fatta di momenti semplici eppure di grande valore umano :-) da ripetere al più presto...
    La Svizzera è bellissima e vedere i suoi scorci come abbiamo fatto è un pieno di emozioni.
    Abbiamo vissuto in un alloggio alla Heidi, condiviso buon cibo e frammenti di vita quotidiana, trovando spensieratezza, ammirando paesaggi da fiaba, accogliendo il variare del tempo in sintonia con la natura che ci ha amorevolmente circondato...
    Grazie Marco per l'ennesima bella cronaca e per essere sempre ottimo compagno di viaggio, grazie per l'organizzazione a Fabio&Ivonne, grazie a Roberto&Alessandra e ai piccoli amici di avventura che hanno rallegrato il tutto, con prezioso e paziente supporto delle mamme!
    Alla prossima!

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