Monti biellesi e Panoramica Zegna


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«Domenica lago di Viverone?». Va bene! E poi succede che al ritrovo si ripensa tutto. 

«E se andassimo a Biella, e poi su verso Oropa, anzi oltre Oropa?». Va bene!

E così succede che pensi ad un giro tranquillo, che subito vuoi andare più in là. In fondo a Viverone ci siamo già stati spesso. E pare fin troppo vicino. Roba che nemmeno va in temperatura il motore. Biella sia. 

In fondo Biella e Oropa evocano l'origine di tutto: è nella cittadina piemontese che la Vespa vide la luce e proprio la strada ripida per Oropa fu teatro dei primi, decisivi collaudi. Strada tosta, all'epoca: lì si manifestarono i noti surriscaldamenti del prototipo «MP6». Problemi risolti brillantemente dall'Ingegner D'Ascanio, che - come è noto - applicò con geniale intuizione il ventilatore centrifugo al volano magnete. Ottenendo così quel raffreddamento ad aria forzata che fu, nei decenni, garante dell'esemplare affidabilità del motore Vespa.

Biella sia, dunque; così ci incamminiamo da Trecate - luogo di ritrovo - lambendo, nel nostro giro, altri due capoluoghi piemontesi: Novara e Vercelli. Un incedere costante in mezzo a campi sterminati e risaie a perdita d'occhio. È la campagna piemontese, ancora generosamente dorata in questa estate che volge al termine.

Dalla periferia di Vercelli parte la SP230, che sale verso Nord-Ovest- Caresanablot, Quinto Vercellese, Massazza, Verrone. E da qui s'apre quel lungo rettilineo che giunge a Biella. Un viale della malinconia, ahinoi. Un tempo era una grande zona industriale: lanifici e tessiture, officine meccaniche, grandi mobilifici divenuti icona di un tempo passato ed irripetibile. 
Ora è un avvicendarsi di capannoni in stato d'abbandono quasi sempre evidente. Persino grossi concessionari d'auto chiusi con le vetrine dannatamente spoglie.
Sembra che qui la decadenza del nostro Paese si sia abbattuta con maggiore furia; forse è solo più evidente, essendo tutto sorto - un tempo - lungo la direttrice principale.

A Biella scopriamo che la strada per Oropa non è praticabile: quest'oggi si celebra la festa religiosa dell'Incoronazione della Madonna: è esattamente il V centenario.
Sul cambio di programma abbiamo costruito sin qui la nostra giornata; dunque non sarà per noi un problema effettuare un'ulteriore variazione.

«Panoramica Zegna?». Va bene!
Pur con qualche incertezza nell'orientarci, scegliamo di allungare il nostro tour dei monti Biellesi, portandoci nella Valle Cervo, intercettando il tratto più occidentale della strada panoramica, quello identificato come SP115. Parte da Valmosca, frazione di Campiglia Cervo a oltre ottocento metri di quota, e termina al Bocchetto di Sessera, a 1373 metri sul livello del mare.

È una continua successione di curve, con un primo lungo tratto ampiamente immerso nella vegetazione. Nel territorio di Quittengo, presso un curvone, troviamo un'area attrezzata con tavoli e panchine. Perfetta per consumare il nostro pranzo!

Da qui la nostra salita riprende; in località Monticchio è assolutamente d'obbligo una sosta presso l'ampio belvedere. Gli estesi boschi qui si diradano, lasciando posto a grandi pascoli. La capre li popolano serenamente, lasciando che i campanacci formino una melodia incessante.

Siamo ormai a breve distanza dal Bocchetto; qui inizia la Panoramica Zegna vera e propria. Qui e a Bielmonte si manifesta la vocazione turistica della zona: compaiono strutture ricettive e si può accedere a piste di fondo ed impianti di risalita.

La ex SS232 «Panoramica Zegna» è una strada relativamente giovane: fu inaugurata il 10 dicembre 1938. La sua costruzione si deve al l'imprenditore tessile Ermenegildo Zegna, fondatore dell'omonima manifattura, ancora attiva nel comune di Valdilana (un tempo Trivero). Proprio nei pressi dello storico stabilimento ha inizio la salita dal lato orientale.

La Panoramica Zegna è senz'altro una delle strade di montagna più importanti del nostro Paese. A buon titolo è molto apprezzata dai motociclisti. Vale la pena percorrerla, con le nostre Vespe, e lo stesso vale per molte altre strade dei monti biellesi.

Per il rientro, scegliamo di passare dalla bassa Valsesia - sfiorando Borgosesia dopo aver transitato da Pray e Crevacuore - e raggiungendo infine le familiari colline novaresi.

A presto!















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