Le Vie del Centro / 2 - Flaminia

Castelluccio di Norcia, presso il valico alle porte della Piana

  
.La Via cosiddetta Flaminia, fu costruita nel III secolo a.C. dal console Gaio Flaminio Nepote, quale arteria strategica per il collegamento di Roma con l'Adriatico e con l'area settentrionale della penisola Italia. Fu oggetto, in età imperiale, di costanti interventi manutentivi, a dimostrazione della sua importanza. Da Roma, essa giungeva a Rimini, dove incontrava la via Emilia, della quale ho già parlato in precedenza.
Da qui riparte il nostro viaggio, che ora prevede un significativo tratto in superstrada, sulla nota E45. Nota più che altro per la scarsa qualità del manto stradale, che tuttavia è stato decisamente migliorato in tempi recenti.
Lasciamo l'Agriturismo, con un pizzico di dispiacere per non essere restati qui più a lungo. Sono già passate le nove e trenta. Procediamo verso Cesena. Da qui l'E45 si inoltra nel pieno dell'Appennino Romagnolo; abbandona dunque l'ultimo lembo di pianura, con un paesaggio che si fa via via più montuoso, caratterizzato da boschi di conifere alternati a pascoli verdissimi.
Un paesaggio aspro, che ha richiesto la costruzione di numerosi viadotti e l'apertura di non poche gallerie stradali.
Qui, dal monte Fumaiolo, trova origine il Tevere, che attraversa un lungo tratto della Penisola per giungere a Roma. La sorgente si trova nel territorio comunale di Verghereto, un tempo nella provincia di Arezzo, e dal Ventennio parte della provincia di Forlì, per volere di Benito Mussolini che poté così vantare d'avere il sacro fiume nella terra che gli diede i natali.
L'E45 sfiora così svariate province: Forlì-Cesena, Rimini, Arezzo, per giungere infine a quella di Perugia. Il paesaggio si fa più dolce, s'allarga attorno a noi la pianura. È l'Umbria, «cuore verde d'Italia» che, complice la stagione estiva, si è vestito di una tinta biondeggiante. 
È da poco passata la una del pomeriggio, quando ci fermiamo per un rifornimento nei pressi di Perugia. Bisogna pensare al pranzo. Perché non inaugurare il nostro soggiorno umbro con una «Torta al Testo»?
TripAdvisor anche questa volta ci dà buone indicazioni. Scegliamo «Testone», un fast food... autoctono che cucina questa prelibata specialità. Si trova a Santa Maria degli Angeli, presso Assisi, quindi un poco a sud del capoluogo.
Divorata la torta, ripartiamo verso la nostra destinazione: Campello sul Clitunno, ad una manciata di chilometri da Spoleto, dove prendiamo posto in una bellissima dependance, presso «Villa Soda». I padroni di casa ci accolgono con grande cordialità. Hanno inoltre preparato un po' di buon cibo per noi!
Abbiamo ancora una buona fetta di pomeriggio a disposizione, decidiamo così di recarci subito a Spoleto.

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Una città ideale
Spoleto ha origine antichissime, risalenti all'età preistorica, e fu un centro importante sia sotto il controllo degli Umbri, sia durante il dominio romano.
Conobbe la furia del Barbarossa e la rinascita nello Stato della Chiesa, con l'impegno del cardinale Egidio Albornoz, .al quale si deve, fra l'altro, la costruzione dell'imponente rocca che sovrasta il colle di Sant'Elia.
Oggi ci appare con una città ricchissima di monumenti ed opere d'arte. Non solo: è un'armonia di vicoli, corti e grandi palazzi. Una città non piccola (conta quasi quarantamila abitanti), ma che nonostante questo riesce ad essere una sintesi fra la città d'arte ed il borgo. Miracoli di questa Italia centrale.
Non c'è caos, non c'è traffico: nel centro ci si muove agevolmente a piedi; è possibile inoltre avvalersi del sistema di «mobilità alternativa», una rete di collegamenti sotterranei mediante scale mobili che, come una specie di metropolitana, agevola lo spostamento nell'ambito del centro storico. Se le grandi gallerie sotterranee hanno poco in comune col paesaggio urbano in superficie - ricordano piuttosto le stazioni della metropolitana londinese - bisogna riconoscere che questo è davvero un bel servizio, che costituisce un unicum nel panorama italiano.
La città sorge sulle pendici del colle di Sant'Elia. Come accennato, sulla sommità di questa collina si erge la grande rocca, detta Albornoziana. È il punto più alto della città: una passeggiata ad anello cinge il colle, ad una quota più bassa. Questo percorso collega il nucleo più centrale dell'abitato con il grande ponte medievale detto «delle Torri»: un'opera ciclopica - inusuale per un'età nella quale raramente si edificavano opere di simili proporzioni - parte di un complesso acquedotto che ha rifornito la città per svariati secoli.
Si ritiene comunque che il Ponte abbia origini romane, tuttavia il suo aspetto attuale dovrebbe risalire al XIII secolo. Per comprendere l'imponenza di questo manufatto, basta prendere il esame due dimensioni: l'altezza massima, di ben 76 metri, e la lunghezza complessiva di circa 230 metri.
Raggiunto il ponte, dopo una breve passeggiata sul versante del Monteluco, concludiamo il percorso ad anello attorno al colle per giungere infine nella grande piazza dominata dal Duomo.


La Cattedrale di Spoleto

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Il colpo d'occhio è magnifico: l'accesso principale alla piazza è mediante un'ampia, lunga e distesa scalinata, che conduce dolcemente al sagrato. Il sole ormai basso colora con tinte calde la facciata romanica della cattedrale. 
Passeggiare fra le vie di Spoleto dà un grande senso di serenità. È altrettanto piacevole cenare in centro all'aperto, gustando una buona pinsa (variante romana della pizza: in fondo la città Eterna non è lontanissima e i suoi influssi qui sono decantati nel corso dei secoli).
Rientriamo infine a Campello, dopo una breve passeggiata, ritrovando i nostri mezzi sul limitare del centro storico.


Fuori dal mondo: Castelluccio
Mercoledì 3 agosto. Dopo una dormita memorabile e davvero riposante, siamo pronti per una delle tappe più belle di questa avventura. Ci siamo già stati tre anni fa, in auto. Posso dirlo con consapevolezza: non è la stessa cosa.


Vista sulla piana di Santa Scolastica

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La meta è Castelluccio di Norcia, un luogo davvero unico, celebre per le infiorate che, nel periodo primaverile, colorano vivacemente la piana che circonda il piccolo borgo.
È possibile raggiungere Castelluccio attraverso diversi percorsi. Per l'andata, scegliamo quello più immediato, passando da Norcia. Castelluccio è parte del territorio comunale di questa città, tuttavia da essa dista quasi trenta chilometri.
Norcia è la celebre località che ha dato i natali San Benedetto e a Santa Scolastica, i gemelli che oggi veneriamo come fondatori del monachesimo occidentale. Norcia è cinta da mura medievali e si trova al centro di una pianura circondata da colline. Siamo nel comprensorio dei Monti Sibillini, che caratterizzano quest'area, incrocio di ben quattro regioni: Umbria, Lazio, Marche ed Abruzzo.
La salita verso Castelluccio è un piacevole susseguirsi di curve; la pendenza è significativa, ma non crea alcun disagio ai nostri monocilindrici. È una bellissima giornata di sole, limpida e calda. Salendo, si allarga lo sguardo sulla piana che circonda Norcia e che porta il nome di Santa Scolastica. Campi ben ritagliati, qualche macchia di vegetazione, piccoli centri abitati.
Avanzando, il paesaggio si fa più aspro, la pendenza più impegnativa. Oltrepassiamo il rifugio Perugia, presso un tornante. Poche centinaia di metri per arrivare al valico. La strada sale accompagnata da prati di erba sottile e da abbaglianti ciottoli bianchi. Trattenendo il respiro, ecco il valico, che spalanca lo sguardo su un paesaggio che probabilmente non eguali. Una grande pianura, del diametro di alcuni chilometri, si apre davanti a noi, coronata da monti smussati e attraversata da un lungo rettilineo asfaltato.


Sullo sfondo: il piccolo borgo di Castelluccio

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In fondo a questa grande tavola verde, affiora dal terreno un piccolo colle, avvolto da una stradina affilata che sale verso un mucchietto disordinato di case. È Castelluccio. Un luogo che riesce a sembrare alieno anche a chi, come noi, l'ha già visitato qualche anno prima. 
In auto la salita sembra non finire più. In Vespa è ben altra cosa.
Appena attraversato il valico, viene spontaneo di accostare presso un piccolo spiazzo. Contemplare, fotografare. Un richiamo avvertito da molti. Familiarizziamo subito con Luca, motociclista di Terni, che propone di scattarci qualche foto. Guarda con simpatia e nostalgia ai nostri mezzi, ci chiede da dove veniamo e ci dà qualche indicazione per il rientro verso Campello. Buona strada, piacere di averti incontrato!


Nei campi dell'altipiano


Scendiamo in questo grande catino di terra. Accostiamo nei campi. C'è chi gioca a golf, chi va a cavallo, chi si cimenta in foto acrobatiche (noi!).
L'erba morbida e fresca mette voglia di appisolarsi, anche se sotto un sole caldo ed implacabile. Passiamo un po' di tempo qui, in allegria, prima di rimetterci in sella verso il piccolo borgo. 
Parcheggiamo nel piazzale e sondiamo un po' il terreno. Decidiamo di pranzare presso la «Locanda de' Senari», dove tre anni prima mangiammo ottimamente.
Castelluccio è celebre anche per la coltivazione dei legumi, specialmente delle lenticchie. Anche se è agosto, vale la pena di pranzare con un bella zuppa.


Zuppa di legumi, specialità di Castelluccio

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Dopo pranzo un breve giro del borgo. È il 3 agosto: ventuno giorni dopo questa terra sarebbe stata scossa dalla ferocia del terremoto che ha raso al suolo interi paesi poco distanti da Norcia. Anche Castelluccio ne uscirà ferita, registrando alcuni crolli e danni visibili, ma per fortuna senza vittime. Riprese amatoriali mostreranno il campanile della piccola chiesa, lesionato e pericolante; i tetti caduti; l'area esterna della locanda presso la quale abbiamo pranzato travolta dalle pietre di un'abitazione vicina.
Rientriamo attraversando un tratto marchigiano della Val Nerina, per giungere a Visso e poi a Muccia. Siamo in provincia di Macerata. Intercettiamo, pur senza volerlo, la superstrada che collega Foligno a San Benedetto del Tronto, tracciato che fa parte del cosiddetto «Quadrilatero», opera di grande respiro che comprende numerose strade fra Umbria e Marche. 
Da Muccia a Foligno percorriamo qualche decina di chilometri, di cui moltissimi all'interno di ampie gallerie. Tracciato poco panoramico, ma veloce: bene così, arriviamo a Foligno nel tardo pomeriggio, in tempo per un giro nel centro e per visitare la chiesa di San Paolo Apostolo, progettata dal noto architetto Massimiliano Fuksas. Essa appare come un blocco monolitico di cemento armato, una sorta di grosso cubo calato sulle colline umbre, in un'area che ospitò una grande tendopoli sorta per prestare soccorso alle vittime del grande terremoto del 1997. La costruzione ha suscitato numerose critiche, soprattutto per l'evidente contrasto col paesaggio circostante. L'aula principale è costituita da un due grandi parallelepipedi, inseriti l'uno nell'altro, così da generare una sorta di guscio perimetrale, sviluppato in altezza, che si sviluppa sui quattro lati. Pur essendo certamente un'opera ardita, io la trovo alquanto aliena: non solo rispetto al paesaggio, ma anche rispetto alla sua funzione. Fatico a trovare rimandi al Sacro in una sorta di scatola che resta, per sua conformazione, tozza ed un po' soffocante; forse il fatto stesso di essere un'opera contemporanea toglie, ai miei occhi, quel fascino che hanno le costruzioni sopravvissute ai secoli ed alle traversie umane, rendendola più simile ad edifici di civili di meno elevata ispirazione. Tuttavia sono in molti ad apprezzare questo edificio. Che dire? Conviene, avendone la possibilità, vederla di persona.


Chiesa di San Paolo Apostolo, Foligno

Male che vada, se anche dovesse deludervi, l'Umbria offre tanto, tantissimo e può appagare anche i più nostalgici cultori del gotico e del romanico italiani, oltre a cittadine e borghi di rara bellezza.
Foligno forse non rientra nelle mete più ambite, in tal senso; in effetti si presenta piuttosto come una cittadina operosa, direi persino caotica, con un centro storico che, accanto a bei palazzi storici, non nasconde qualche bruttura di cemento armato un po' scrostato.
Cerchiamo qualche pizzeria, trovando chiuse quelle più promettenti; ci accontentiamo di una buona crescia servita in un locale un po' vintage nei pressi della stazione ferroviaria.
Rientriamo col buio, lungo la Flaminia Vecchia, pronti per una bella dormita che ci ricarichi a dovere.


Dal cielo alla terra... e viceversa
Giovedì 4. È il giorno della cascata delle Marmore. La più alta d'Italia e certamente una delle più spettacolari al mondo. Un grande salto, di circa 165 metri, che porta le acque del fiume Velino a congiungersi con quelle del fiume Nera. Siamo nel territorio comunale di Terni, secondo capoluogo di provincia dell'Umbria.
Vi giungiamo attraversando la Val Nerina, che da Spoleto si apre verso verso sud; un percorso verde, fra boschi e pareti rocciose, interrotto da rari paesini.
Nei pressi della cascata, lungo la SP209, si apre un grande piazzale; è il, parcheggio nato per ospitare i mezzi dei turisti, che in gran numero frequentano quest'area di grande importanza paesaggistica e naturalistica (circa mezzo milione di persone visitano le cascate ogni anno). Ben consigliati da parenti ed amici, decidiamo di non fermarci qui, bensì di raggiungere la biglietteria posta sopra alla cascata, in località Marmore, per cui percorriamo un'ulteriore manciata di chilometri.


Sotto alla cascata


Diversi sono i percorsi che si snodano nel bosco e che entrano in contatto con le cascate; per questo è raccomandabile portarsi indumenti impermeabili. Sfruttiamo - unica volta in tutto il viaggio e lontano dai mezzi - le tute pioggia. Scelta davvero saggia: nel percorso ci affacciamo da una balconata panoramica a pochi metri dalla cascata. Inutile dire che senza adeguato vestiario ne saremmo usciti fradici!
Oltre ai percorsi ai piedi delle cascate, ve n'è uno, al di là della provinciale, che prevede una rapida salita su un colle prospicente, dal quale si può godere appieno del maestoso spettacolo offerto dalle Cascate, che prima delle tredici in periodo estivo sono alla massima portata. Con un po' d'affanno, riusciamo a vederle nel pieno del loro vigore.


La Cascata delle Marmore, a portata ormai ridotta
Non resta che ritornare in cima: il caldo quest'oggi è opprimente e rende decisamente più faticosa la risalita.
Ne approfittiamo per pranzare presso un chiosco; ci gustiamo una buona piadina, seppure nello sgomento per un cameriere che reputa la lonza un formaggio. Pazienza, il prosciutto crudo è argomento più solido anche per i meno informati e tanto basta a saziarci.
Dopo pranzo, ci dividiamo temporaneamente: io mi devo recare a Santa Maria degli Angeli, dove Papa Francesco è in visita, mentre Mattia e Caterina si concedono un percorso più rilassante attraverso piccole località della Val Nerina. 
Per me la strada non è poca ed è funestata da un sole impietoso: mi ritrovo a percorrere un'ottantina di chilometri in un'ora tonda, attraverso il valico della Somma che da Terni conduce a Spoleto; da qui, la Flaminia Nuova mi porta, a ritmo sostenuto, sino a Santa Maria degli Angeli. Qui atterro con la fidata PX più o meno in contemporanea con l'elicottero pontificio che si avvita nell'aria mentre la folla guarda curiosa al cielo.
Immancabili i controlli antiterrorismo, che peraltro qui sono parte della quotidianità da diversi mesi.


Basilica di Santa Maria degli Angeli: al suo interno è custodita la chiesetta detta Porziuncola
La visita del Papa trova meta nella grande Basilica di Santa Maria degli Angeli, un imponente tempio barocco costruito per proteggere il piccolo oratorio trecentesco, la Porziuncola, luogo di grande importanza nelle storie dei Santi di Assisi - Francesco e Chiara - e che vide l'istituzione del cosiddetto Perdono di Assisi.
L'interno della basilica è caratterizzato da uno stile sobrio, in osservanza dei canoni francescani; l'esterno appare comunque imponente, per via della grande cupola, ben visibile in lontananza, e per la facciata riedificata nella prima metà del XX secolo in stile barocco romano. 
All'esterno è ancora presente il roseto, che secondo la tradizione perse le spine per non ferire San Francesco, quando vi si gettò preso da un profondo sentimento di contrizione. Ancora oggi il roseto fiorisce senza spine.
Terminata la celebrazione, col transito del Papa su una Golf blu, la folla si disperde lungo le vie di questa frazione, che è a tutti gli effetti una piccola cittadina, cresciuta ai piedi di Assisi e sviluppatasi non solo nel solco dell'inevitabile rilevanza turistica; qui hanno trovato posto anche piccole zone industriali e attività commerciali.


Verso Assisi


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Il rettilineo che conduce ad Assisi è sempre in grado di suscitare forti emozioni. Una strada a modo suo magica, tesa come una corda fra i campi, sotto al prospetto incantevole della città antica, adagiata su tutta la collina e dominata, verso nord, dalla celebre basilica francescana. 
Qui aspetto Mattia e Caterina, che nel frattempo mi raggiungono. Saliamo verso Assisi, per una visita veloce al sagrato della basilica di San Francesco, cui segue una buona cena in trattoria.


La Basilica di San Francesco al tramonto


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Il sole tramonta dietro al grande campanile trecentesco, proiettando l'ombra sul travertino biancastro e lucente, che di lì a poco si arrenderà al buio discreto della notte.
Pare, questo, il centro del mondo, in pace. Una pace che tuttavia pare debba essere custodita da scrupolosi militari in divisa, a guardia delle transenne. Segni contraddittori di questi tormentati anni duemila.



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Commenti

  1. Fantastico! Castelluccio di Norcia sembra il paesaggio di un sogno, la Cascata delle Marmore suggestione e... Assisi, che ho visto, è davvero tanto emozionante! Ora attendo... l'evolversi del racconto!

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