01.11.2016 - Motoconcentrazione al Ghisallo


"Che ne dite di andare al Ghisallo per la motobenedizione?"
Questa era la proposta generata da Mirco.
L'unico vincolo imposto era partire presto, per arrivar presto e godersi l'arrivo di una parte delle moto.
Qualche consenso c'è, io non mi esprimo, se devo dirla tutta: non ho molta voglia, mi piacerebbe ma c'è il discorso del partir presto che per me è sempre un peso.
Marco mi manda un messaggio pseudo-minaccioso, per farla breve: non posso mancare.

Da parte mia l'aggravante arriva verso le diciassette e quindici, un tremendo mal di testa mi coglie di sorpresa.
Mi premuro di avvisar Marco che non posso sapere come starò l'indomani e che quindi al momento sono nella piena incertezza.
Pastiglia contro il dolore, che nel frattempo aumenta repentinamente, la stanchezza si fa sentire, sta di fatto che, pochi minuti dopo le ventuno, mi fiondo a letto.
In pratica faccio una dormita in un'unica tirata fino alle cinque e venti, mi sveglio, mi sento alla grande, quindi colazione, mi preparo, avviso Luca che sarò presente al primo punto di ritrovo, fissato in San Lorenzo di Parabiago.
Fa freddo, c'è nebbia, mi copro più del solito, forse non abbastanza, ma nemmeno da congelare.
La mia Freccia Ombrosa presenta due novità ancora non collaudate: l'ammortizzatore anteriore nuovo, della YSS, gomme S83 tedesche installate su cerchioni di tipo senza camera, con canale da due pollici e mezzo.
Foto di rito al contastrada e si parte, non ho nemmeno la più pallida idea di quanta miscela sia presente nel serbatoio, ma non mi importa.
I primi metri sono imbarazzanti: sento molto lo sbilanciamento del canale largo, pazienza.
Successivamente si fa sentire il freddo, però è presto, più tardi si spera si riscalderà un po' l'aria.
Un paio di miglia dopo, il guaio è proprio la nebbia, mi verrebbe da definirlo al gir dala schighera, la visiera si ricopre di una infinità di micro goccioline fastidiosissime.
D'istinto do una passata col guanto, ora i problemi sono aumentati: se prima sentivo freddo alle mani e si appannava la visiera, adesso si aggiunge il guanto bagnato che contribuisce a prelevare calore dal contenuto: le mie dita!.
Da casa mia non è lontano il primo punto di ritrovo, al quale arrivo con ben cinque minuti di ritardo, peccato sia solo io!




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Pochi minuti dopo arriva Luca, da solo, sulla sua instancabile arcobaleno, ci si saluta, fa freddo, c'è la nebbia, qualche foto di rito, due chiacchiere e due risate.
Non molto più tardi sopraggiungono Marco su PX e Fabio su Bajaj, è difficilissimo descrivere l'espressione di Fabio, allorché abbia aperto il casco, è altrettanto difficile descrivere l'espressione di Luca quando dice a Fabio vedo che hai un problema.
Il tutto perché Fabio ha gli occhiali completamente grigi, ricoperti dalle micro goccioline.
Due risate, che è difficile che manchino nel Vespa Legend Team, quattro chiacchiere di quelle serie e ci tocca partire, la nostra meta è Varedo.
Luca fa da apripista, io in seconda posizione, quasi francobollato all'arcobaleno, dietro Marco poi Fabio, il quale fatica a reggere il ritmo per le sopracitate difficoltà di visibilità, al punto che in zona Uboldo è necessario fermarci, in modo che pulisca di nuovo gli occhiali.
Anche io porto gli occhiali, ma evidentemente il mio casco Jet ha un buon ricircolo di aria, tale per cui le lenti non mi si appannano, la visiera inutile dire: si appanna tantissimo fuori e un pochino anche all'interno.
In breve tempo arriviamo a Varedo, dove ci aspettano Mirco e Flavio, anche in questo caso non mancano battute, risate e due chiacchiere.




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Da questo momento, la prima metà del viaggio è stata un delirio: andiamo a destra, torniamo indietro, andiamo a sinistra, no andiamo di qui, andiamo di la, gira indietro, a destra, ancora a destra, sul ponte, gira di li, torna indietro di nuovo, visita al camposanto, torna indietro, dovevamo andare di la, no no dovevamo andare di li, questo bene o male per fornire l'idea di come sia andata; Mirco, promotore di questa escursione, imposta il navigatore e finalmente il percorso diventa più razionale.
Man mano che si procede, aumenta il numero di motociclette che sono per le strade, anche durante il rifornimento, la mia Freccia Ombrosa è stata la prima a dover utilizzare la riserva, l'area di servizio è piena di moto, talune indifferenti, talune persino fastidiose.
Arriva il momento che sparisce la nebbia, posso affermare con una certa sicurezza, che tutti noi non ne potessimo più, della scarsa visibilità, dell'umido e del freddo, non che poi facesse caldo, ma sicuramente è meglio non sentire l'umido addosso.
Si attraversano un po' di paesi, in particolare sono rimasto impressionato da un borgo, mentre percorriamo la strada che lo attraversa, noto che, sul lato sinistro, praticamente tutti gli edifici sono in pessimo stato, al limite del crollo, taluni addirittura puntellati, fa un certo effetto vedere una serie di case e costruzioni varie, in stato di abbandono, sicuramente da decenni. Tutt'ora mi domando il motivo di tale abbandono.
Man mano che si arrampica aumenta sempre di più l'afflusso di moto, in alcuni punti è stato veramente fastidioso, ma io dico: tu centauro, hai una moto, minimo sette volte più potente della mia vespa, mi sorpassi, ma cosa mi freni davanti? Uno splendido con un GS è passato a velocità parecchio elevata, evidentemente ha confuso la strada con una pista.
Il buon senso è una risorsa che scarseggia sempre di più.
Arrivati al Ghisallo, la veduta è impressionante: ci sono moto ovunque, è difficile procedere, è difficile trovare un posto per lasciare i nostri mezzi, è tutto difficile.
Con un po' di pazienza e un po' di fortuna, troviamo uno spiazzo rialzato, dove c'è ancora posto. Parcheggiamo e decidiamo di scendere a fare una passeggiata e vedere un po' di moto: c'è di tutto, per tutti i gusti.




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Nella gran massa di due ruote, la maggior attenzione l'ho dedicata ad un Galletto rosso, mi fa sempre una gran tenerezza: non è una moto, non è uno scooter, sembra come fosse una via di mezzo, ma non è proprio definibile in una categoria: è un Galletto e basta!
Una visita al santuario della Madonna del Ghisallo, dove è possibile apprezzare varie biciclette esposte in alto sulle pareti.
Nei pressi del santuario decidiamo di fare delle foto e qui è doveroso narrare con quale coraggio e determinazione Mirco chiede ad una ragazza di farci una foto.
Se da un lato, il suo modo, possa sembrare imbarazzante, ma non lo è affatto, sicuramente ha risolto la faccenda in brevissimo tempo!
Il tempo passa, si ritorna alle Vespe, Mirco ci sorprende replicando la richiesta di foto a dei passanti, poco più tardi ci sorprende un gruppetto di persone attratte dalla Bajaj, si scambiano due chiacchiere, è carino che qualcuno sia attratto dalla Chetak, ahimè raramente.




Ci scambiamo due idee per il pranzo, Fabio, Marco e Mirco decidono di rientrare, come del resto era in origine il programma; Flavio propone di pranzare li in zona, conosce un buon locale, Luca non ha problemi, io nemmeno, mi basta avvisare che non sarò presente a casa per pranzo e così Flavio telefona e prenota, unico vincolo, dobbiamo necessariamente pranzare dalle dodici alle quattordici, data la gran massa di motociclisti, il locale organizzerà il doppio turno per pranzo.
Salutiamo i tre che partono, noi ci limiteremo a percorrere qualche chilometro per giungere alla polentoteca, durante il percorso una piccola sventura per me: la mia barra di alluminio, che regge lo specchietto, cede, si stacca e cade rovinosamente sull'asfalto, mandando in frantumi il vetro e l'anello rosso del bordo. Torno indietro per verificare, ma tutto inutile, tutto inutilizzabile. Con un senso di vuoto davanti a me, ma con un maggiore senso di maneggevolezza, riparto, deluso dell'accaduto.
Arrivati presso il locale, un motociclista appassionato di Vespe, ci racconta della sua collezione, dei pezzi che ha da vendere eccetera.
All'interno il posto è accogliente, ci accomodiamo, un po' indecisi se prendere antipasto e primo, piuttosto che primo e secondo o eventualmente antipasto e secondo.
Iniziamo con l'antipasto di salumi, decisamente buoni, li finiamo alla svelta.
Si passa al primo, io scelgo crespelle al pomodoro e besciamella, anche questo piatto finito alla svelta. Brillante la critica di Luca alla cameriera, alla quale dice che abbiamo finito troppo in fretta!
Decidiamo per il secondo, personalmente scelgo bistecca di manzo e patatine, ottima impressione il piatto ben grande e ben pieno di patatine, la bistecca è stata tenera, saporita, cotta al punto giusto, anche il secondo lo finiamo alla svelta.
Optiamo anche per il dolce, io a Luca prendiamo nuvolette con panna. Sarà il posto, sarà l'aria, ma anche queste piccole meringhe, le divoriamo!
Per finire il caffè.
Luca mi dice che vorrebbe proporre il posto per un pranzo o una cena tutti insieme, rispondo che credo sia una bella idea e che io, nel caso, ci sto, perché la location merita davvero.
Usciamo dal locale, è aumentato il numero di Vespe, di fianco alla mia Freccia Ombrosa una PX ganci esterni, azzurro puffo, niente male, più in la altri esemplari.
Si riparte, scendiamo a Bellagio, ci facciamo una breve passeggiata lungo il lago, qualche foto, qualche battuta ed è meglio ripartire.
La strada verso Como, la percorriamo a ritmo allegro, assolutamente non pericoloso, ma nemmeno tranquillo, il percorso è ovviamente un continuo susseguirsi di curve, ho modo di testare le S83, niente male, anzi direi di essere soddisfatto, eccetto il rumore, detesto le gomme rumorose, ma un fatto è da dire: sono molto più silenziose delle Continental a fascia bianca. I cerchioni non mi convincono, sento terribilmente il disassamento, non che la Vespa sia diventata inguidabile, non posso nemmeno dire che siano fastidiosi, però li sento e boh, non sono soddisfatto in pieno.
A Como decidiamo di fare una sosta presso un monumento che non mi è noto, si scherza, si chiacchiera, mentre Luca parla delle sue vicende dei silent-block, un motociclista, mentre parcheggia, sente i discorsi e in un qualche modo interagisce con noi, ex meccanico Piaggio, il quale non ci sa dire cosa sia la soluzione di acquarex.
Quando ripartiamo, bene o male percorriamo la stessa strada, che di frequente percorro, quando vado a Como, una tappa a Gerenzano per salutarci.
Io e Luca proseguiamo insieme, decido di andare a Parabiago, quindi dovrò percorrere la strada di Luca. Durante il tragitto resto nuovamente in riserva e mi domando quanto beva la mia monofascia, è vero che non si andava tranquilli però... Poi a casa, conteggiando le miglia percorse, i conti mi quadrano, ero io che semplicemente non mi ero reso conto di aver macinato tanta strada.
Ci si ferma a fare rifornimento e ci salutiamo a conclusione della giornata, in verità Luca parte prima di me, ma trova il semaforo rosso quindi riesco a raggiungerlo, giustamente mi dice che a questo semaforo si fanno brutti incontri, come dargli torto... :P
Lui svolta a sinistra, io proseguo diritto, la clacsonata sarà il vero ultimo saluto.
Che dire, una bellissima giornata, partita malino per la nebbia ma sicuramente il bilancio totale è più che positivo.
Un motoraduno splendido, un pranzo strepitoso, un vero peccato che fossimo solo la metà, credo i nostri compagni di viaggio avrebbero ben gustato anche loro, vedremo in qualche modo di replicare.

Duecento chilometri passati benone.

Ringraziamenti:
Mirco: gran bella idea il Ghisallo, in pieno spirito Vespa Legend Team.
Flavio: gran bel posto per pranzare. Micidiali le tue battute satiriche.
Luca: a questo giro è stato il primo leggendario che ho incontrato e l'ultimo che ho salutato.
Fabio: pilastro dei Vespa Legend Team.
Marco: se non ci fosse lui ad insistere, molte gite le perderei sicuramente.


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Commenti

  1. Un bellissimo giro. La nebbia è stata decisamente molesta (trovo che la pioggia sia preferibile da ogni punto di vista), ma val bene la pena di affrontarla per un buon motivo.
    Strepitoso Mirco nei suoi interventi per le foto di gruppo... e grazie per la proposta!
    Alla prossima!

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  2. Un giro per soli maschi ;) nebbia e freddo brrrr

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