Dove nasce il Toce

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A distanza di tre anni dall'ultima volta, siamo tornati presso la celebre cascata del Toce. 
Come per il passo del Sempione dello scorso agosto, anche questa è stata l'occasione per portare in alta quota due delle nostre vecchiette: la «VNA» di Luca e la mia «VNB», con una buona scorpacciata di chilometri (circa 350).

La cascata del Toce si trova in val Formazza, all'estremo settentrionale del Piemonte, nel cuore delle Alpi «Lepontine». È una valle scarsamente popolata, nella quale è ancora evidente l'impronta della cultura Walser, come in molte altre valli del Piemonte settentrionale.

Se i centri abitati sono di piccole dimensioni, la presenza umana è ben più evidente nelle opere tecniche per la produzione di energia idroelettrica: diverse antiche centrali a valle e, a monte, numerosi sbarramenti hanno dato origine a laghi artificiali. 

Fra questi è senz'altro più noto quello di Morasco, dal nome del piccolo villaggio che fu sommerso dall'acque - era il 1940 - e che si trova a breve distanza dall'abitato di Riale, il quale sorge qualche chilometro a nord della cascata. in una estesa piana alluvionale.

La cascata - detta «la Frua» - è un vero e proprio monumento in continuo divenire: la sua portata viene variata nel corso delle giornate e delle stagioni, al fine di ottimizzare la produzione di energia elettrica. La massima portata è visibile, nel cuore della giornata, fra giugno e settembre.
Pur in una stagione avara di piogge, essa si è mostrata ancora nel pieno del suo vigore, grazie ai numerosi bacini che la alimentano.

Il salto, di ben 143 metri, origina a 1675 metri di quota, ove sorge anche lo storico albergo ottocentesco. Una struttura colorata, dall'aspetto semplice, divenuta parte del paesaggio, come lo è il piccolo e stretto balcone aggettante, dal quale si gode di uno spettacolo grandioso.


La salita non si rivela poi tanto impegnativa, nemmeno per le vecchiette che - come accade spesso - attirano la curiosità dei non pochi turisti. Immancabile e consolidato il repertorio aneddotico dei canuti passanti: «L'avevo anch'io», «uguale ma la mia era una giesse», «l'errore più grande è stata venderla». «avevo un amico meccanico e l'avevo fatta truccare» e via discorrendo.

Foto ricordo presso la cascata e, più su, ai piedi della celebre chiesetta di Riale, la quale ricorda peraltro i numerosi sacrifici umani che, purtroppo, furono pagati durante la costruzione delle dighe e delle altre infrastrutture ad esse necessarie.

Non resta che scendere, raggiungendo una area attrezzata con tavoli da pic-nic, dove poter consumare il pranzo al sacco.

Inutile sottolinearlo: a questa quota si sta benissimo.
Lo stesso non si può dire della Valle Antigorio, più giù: a Crodo un termometro elettrico oscilla fra i 35 ed il 39 gradi centigradi. E si sentono!
Ancor peggiore la situazione nel cuore dell'Ossola, che percorriamo tenendo la sinistra idrografica del Toce. Qui il caldo è incredibile, insopportabile.

La situazione migliora, anche se di poco, quando ritroviamo il Lago Maggiore, a Feriolo. Il lago mitiga sempre un poco. Certo, all'andata, di primo mattino, la frescura del Lago d'Orta era ben altra cosa. Ma è pomeriggio inoltrato ed è doveroso porgere il nostri saluti all'altro lago che tanto amiamo. Par condicio

Lasciate ormai alla spalle le bellissime montagne, il lago infine si stringe e scompare dalla nostra vista. È la pianura, è quasi casa.

Alla prossima!

















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