Se ad Orta piove: il Ticino e la diga del Panperduto

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Può capitare che un improvviso accenno di maltempo imponga un tempestivo cambio di programma, senza per questo compromettere la riuscita di una breve scorribanda in Vespa. È quanto accaduto in un pomeriggio di fine agosto: in programma - comunque improvvisato - è un classico giro sino al lago d'Orta, meta che oserei definire abituale per quanto mai noiosa.

Rigettando l'idea di ingombrare strade già affollate - quali sono le rettilinee Statali della campagna novarese - conveniamo di preferire l'attraversamento dei piccoli paesi al di qua ed al di là del Ticino: da Mesero a Nosate, passando per Buscate e Castano Primo, attraversando il «Fiume Azzurro» presso Oleggio e, da qui, proseguendo verso i Colli Novaresi. Giunti a Mezzomerico, ecco che inquietanti nubi scure si presentano proprio davanti a noi, e sembrano stazionare sulla nostra destinazione prefissata.

Una rapida occhiata al radar sul telefono conferma i nostri timori: ad Orta piove.

Tornare indietro? Non se ne parla. Cambiamo programma, percorrendo qualche strada alternativa. Viriamo verso est, attraversando Marano Ticino e lambendo Pombia, infine giungendo a Varallo e poi nella frazione di Cascinetta. Graziosi paesi, affatto trafficati, non lontani dal corso del Ticino.

Il naturale approdo è Castelletto Ticino, non lontano dal ponte di ferro - questo sì interessato da un traffico intenso - che riporta in Lombardia: oltre il ponte sorge Sesto Calende.
Decidiamo di non rientrare in Lombardia di qui; quindi percorriamo a ritroso gli ultimi chilometri, con l'intenzione di raggiungere Somma Lombardo attraverso la centrale idroelettrica di Porto della Torre. È questo un grande impianto, costruito sul Ticino negli anni Cinquanta, con uno sbarramento di regolazione; su di esso corre la Strada Statale 336, consentendo così l'attraversamento del fiume.

Poco più a sud sorge un'altra diga, eretta nella seconda metà del XIX secolo, quando l'Italia poteva dirsi unita solo da pochi anni: è la celebre diga «del Panperduto», che vide la luce grazie alla caparbietà dell'ingegner Eugenio Villoresi. Da questa importante opera idraulica traggono origine due noti corsi d'acqua artificiali: il Canale Villoresi, che corre a nord di Milano e giunge sino all'Adda, ed il canale cosiddetto «Industriale», nato all'inizio del XX secolo allo scopo di alimentare altri tre impianti idroelettrici.
Più a sud, nei pressi di Tornavento, ha origine un altro celeberrimo corso d'acqua costruito dall'uomo: il Naviglio Grande, che per molti chilometri ha corso parallelo a quello del fiume Ticino, virando poi in direzione del capoluogo lombardo all'altezza di Abbiategrasso.

Il confine occidentale della Lombardia, a sud del lago Maggiore, si rivela così terra di ingegnose opere idrauliche in un ambiente che, secoli addietro, era caratterizzato perlopiù da estese acque stagnanti.

L'intervento umano è stato così decisivo tanto nel basso medioevo, con l'instancabile lavoro dei monaci benedettini, tanto in età industriale.
La diga del Panperduto è oggi un luogo di turismo, con strutture ricettive ed estesi percorsi ciclopedonali che conducono sino a Milano.
La struttura ottocentesca coniuga a necessità funzionali un'eleganza oggi quasi incomprensibile - ma un tempo era tassativa esigenza - che di certo non oltraggia l'ambiente naturale nel quale è immersa.

Dopo un breve sguardo, ci rimettiamo in sella: raggiungiamo Somma Lombardo e da qui, attraversando le brughiere, giungiamo nell'area dell'antica cascina Malpensa. Questa grande cascina alla lombarda, sede delle pionieristiche imprese dei fratelli aviatori Caproni, ha dato il nome al noto aeroporto, che sorge non lontano. Nell'area sorsero anche le Officine Caproni, oggi sede del museo aeronautico «Volandia».

Da qui raggiungiamo Tornavento, paesino noto per la piazza, autentico balcone panoramico sulla valle del Ticino, e poi Nosate. Quindi Robecchetto con Induno, Cuggiono e Bernate Ticino, dove ritroviamo le acque familiari del Naviglio Grande.

Alla prossima!








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