26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

La Svizzera. Nazione extracomunitaria, adagiata sulle Alpi, celebre per la cioccolata, per il formaggio coi buchi, per la neutralità e pure per le banche. Un Paese vicino ma che spesso guardiamo con soggezione e con un certo senso di inferiorità. Oh, non c'è bisogno che vi racconti la storia di questo Stato e non sono affatto titolato per farlo. Mi limiterò a parlare della Svizzera vista dalla sella di una Vespa e posso già anticiparvi che una visita la merita davvero.
L'occasione è il cosiddetto «VRaid», un incontro organizzato più o meno con cadenza annuale nel forum di VespaResources. La formula è semplice: si sceglie una zona da visitare, si individua una struttura che funga da base e da lì partono vari itinerari di visita. Il tutto col contributo di qualcuno che conosce bene la zona, senza negare un pizzico di improvvisazione e di sorpresa, sapientemente dosate da Fabio ed Ivonne. La loro organizzazione è stata impeccabile e tutto è filato perfettamente liscio, nonostante quegli episodi che, in viaggio, possono scombussolare la tabella di marcia.
La mia adesione, piuttosto tardiva, è merito di Luca e Laura, che mi hanno segnalato la possibilità di partecipazione anche con conferma in extremis. Ottimo per me, dato che ultimamente pianificare un viaggio in Vespa mi è un po' più difficile.


Venerdì 26. Verso le Alpi
Verso fine giugno, così mi ritrovo a concedere una lavata alla povera PX, riscoprendo non senza sopresa che il colore originale è blu metallizzato. La partenza è prevista per il pomeriggio di venerdì 26. Un giorno molto caldo, in piena regola col calendario. Verso le tre del pomeriggio mi ritrovo ad imboccare la tangenziale ovest di Milano. La prima tappa è l'area di servizio «Villoresi» lungo l'autostrada A8: là ho appuntamento col buon Roberto, compagno di viaggi di vecchia data.
Appena impegnata la tangenziale, la Vespa borbotta, va a strattoni. Lo sventurato conducente, che poi sarei io, si ritrova ad una rapida, concitata diagnosi. Dunque... problema elettrico. Centralina, statore, sostituzione d'ufficio. E se fossero i getti del carburatore sporchi? Il povero duecento è praticamente inguidabile: a fatica supero la batteria e raggiungo l'area di servizio. Saluto Roberto, che rivedo con piacere dopo molto tempo, e, scusandomi per il contrattempo, tolgo in fretta furia il cofano destro. Smonto il coperchio carburatore, rimuovo il filtro, svito i getti. Sono pulitissimi. E se fosse la candela? Smonto pure quella e... sorpresa! Un corpo estraneo fra gli elettrodi, ben saldo, evidentemente ostacolava la scintilla in camera di scoppio. Candela nuova, senza incertezze. Rimonto rapidamente e avvio il motore. Gira perfettamente. Ottimo. Si può partire!
L'autostrada, l'asfalto rovente, il cielo grigio d'afa. Ci lasciamo alle spalle la città, la pianura, il lavoro e le preoccupazioni. Già ci immaginiamo i verdi pascoli strade strette ma ben tenute. Sfogliamo con la mente le solite cartoline delle valli Svizzera, con la seria consapevolezza che quelle attese non saranno deluse. Ma quei paesaggi non si spalancano semplicemente varcando il confine nazionale.
Il doganiere infrange le nostre speranze di poter proseguire su tracciati autostradali. Senza la vignetta non si va «da nessuna parte» chiosa perentorio l'ufficiale, col tono di un giudice che sta per sanzionare un buon decennio di carcere ad un malfamato criminale. Ci invita dunque a tornare indietro e a proseguire sulla strada cantonale. Da Chiasso in avanti dobbiamo affrontare decine di chilometri densamente urbanizzati, attraversando Lugano e poi Bellinzona. Questo tratto in effetti richiede un pizzico di pazienza ed un po' di tempo, non potendo marciare a velocità sostenuta.


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

È tardo pomeriggio quando ci lasciamo alle spalle le cittadine elvetiche. La strada si fa più tranquilla, i semafori si diradano, verdi prati si aprono come pagine di libro. Il corso del Ticino, che siamo abituati a vedere in ben altri contesti, accompagna il tracciato stradale che conduce sino al passo del San Gottardo. La nostra meta, tuttavia, è più vicina. Si trova in località Catto, presso il comune di Quinto, una manciata di chilometri prima di Airolo. Per questo lasciamo la cantonale ed imbocchiamo una strada secondaria. Dopo qualche curva ci fermiamo per consultare la cartina e riposare un poco. Passano proprio in quel momento Fabio, Sergio e Roberto, in auto, e, dopo i saluti, ci guidano a destinazione.
La nostra base è la Casa Patriziale di Catto: un grande caseggiato, sul limitare del piccolo abitato. L'interno è semplice e funzionale, lo spazio abbonda e si rivela ottima per le esigenze della combriccola di vespisti.
Mentre il gruppo va componendosi, con l'arrivo dei più lontani, si prepara la cena: griglia accesa, fresche insalate, buona carne.Semplice e gustoso. Il clima è fresco e, calato il sole, si avverte il bisogno di restare coperti!
La serata trascorre serenamente, le Vespe riposano su un balcone erboso, coi fari rivolti verso la valle e con le ruote pronte alle strade del giorno successivo.


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

Sabato 27. Curve, passi, salite, discese, sole, pioggia.
Prima delle otto già alcuni di noi sono svegli. La luce che filtra dalle finestre lascia intuire il bel sole che sta riscaldando le valli. La colazione può contare sull'ottima torta al cioccolato di Ivonne: una buona riserva di energia per la giornata che ci attente. Poco prima delle dieci siamo presso le Vespe, pronti a partire. Ivonne ed i bambini, con l'encomiabile pazienza che dimostreranno per tutto il tragitto, ci scortano in auto.
Dopo una prima pausa benzina, ci dirigiamo verso Airolo e da lì ci avviamo al valico del San Gottardo. Preferiamo la «Tremola», storico tracciato nella omonima valle, costruito nel XIX secolo e principale via carrabile fra il Canton Ticino ed il Canton Uri sino alla costruzione della moderna superstrada. 


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

La «Tremola» è una sorta di monumento: conserva ancora l'aspetto di strada di altri tempi; infatti è pressoché immutata dagli anni cinquanta, quando furono eseguiti i più recenti lavori di ammodernamento. Il fondo stradale è perlopiù in lastricato di granito, ad oggi in buon condizioni, tali da non impensierire perlomeno percorrendo la strada in salita verso il valico. Gli ultimi chilometri prima del passo sono caratterizzati da un gran numero di tornanti; la pendenza comunque non è elevata e la strada è sempre molto ampia. Con la Vespa è veramente un piacere. In cima, non a caso, troviamo un vero e proprio vesparaduno! Decine di Vespe, perlopiù con targhe svizzere, tedesche ed austriache. Ci sono anche autentiche vecchiette, comprese farobasso piuttosto pepate, alla solita maniera teutonica. E parcheggiate, due scooter davvero speciali: una Vespa «Allstate» - prodotta da Piaggio nei primi anni cinquanta per i grandi magazzini statunitensi - e la sovietica «Viatka» - la copia prodotta in Russia prendendo spunto dalla 150 «struzzo» e dalla «GS». Lì, a duemila metri d'altezza, queste testimoni - a modo loro - della Guerra Fredda posano come pacifiche compagne di viaggio su un ideale terreno neutrale.


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

L'aria è decisamente frizzante, ma il sole fa la sua parte. In cima al passo del San Gottardo un piccolo gruppo di edifici abbraccia il laghetto alpino. Attorno tanta neve. Del resto, quest'anno, un inverno assai indolente ha lasciato spazio alla bella stazione con un sensibile ritardo.
Foto dei mezzi sotto al cartello - rituale che avverrà inevitabilmente ad ogni passo - e si riparte. I motori a duemila metri, un poco appesantiti ma pur sempre generosi, si apprestano ad affrontare la discesa nel Canton Uri.Superati l'abitato di Hospental e la cittadina di Göschenen, è tempo di affrontare un altro importante valico: il Sustenpass, che collega il Canton Uri con il Cantone di Berna.
La strada è di costruzione recente (anni quaranta del secolo scorso), per nulla impegnativa ma comunque piacevolissima. L'arrivo al passo è preceduto da una breve galleria, che certamente ricorderemo per l'aria freddissima al suo interno. In generale forse ricorderemo proprio il Sustenpass per il freddo: sebbene l'altitudine massima superi quella del Gottardo di un centinaio di metri, qui l'aria è praticamente ghiacchiata. Permangono corposi accumuli di neve. Pioviggina. Anzi, da cielo scende qualche fiocco di neve, a conferma che qui le temperature sono decisamente basse.
La sosta nei pressi del valico, per le avvisaglie di pioggia, è piuttosto breve. Giusto il tempo di constatare che la Vespa di Luca ha il cavalletto che sta cedendo. Notiamo che le grosse pietre a bordo strada sono adatte a sostenere la Vespa, ma conveniamo che sia sconveniente portarsele appresso. Cadono grosse gocce d'acqua. Nuvolone grigie si lasciano sfuggire anche qualche fiocco di neve. Via, non perdiamo tempo. Scendiamo a passo deciso e, raggiunto il primo paese, Gadmen, decidiamo di fermarci a pranzare.
Gadmen non è che un mucchietto di graziose case dai prospetti in legno, dal sapore decisamente teutonico. Su di esso domina, imponente, un massiccio di roccia sedimentaria, che colpisce per la sua estraneità al resto delle formazioni montuose di questa regione. Fra me e me penso: «un pezzo di Dolomiti caduto qui per caso!».
Il pranzo è a base di arrosto di carne suina e patatine fritte, arricchito con salsa molto saporita. Anche il cibo qui rimanda all'Europa centrale. Del resto questo è più o meno il tratto più settentrionale di tutto il nostro itinerario. Il pranzo si chiude con l'inevitabile lungo caffé, in effetti non molto «espresso»...
È tempo di affrontare un altro passo: il Grimsel. Questo collega il Canton Berna col Vallese; il valico è ampio ed ospita diverse strutture ricettive. L'ampio piazzale si affaccia sul placido laghetto alpino, il «Totensee», dalle cui acque affiorano, qua e là, piccoli blocchi di ghiaccio.
Per qualcuno qui compaiono le prime avvisaglie della «riserva», per cui, ipotizzando una discesa a motore spento, decidiamo di raggiungere la prima cittadina provvista di distributore.In realtà troviamo una stazione di servizio nel giro di pochi chilometri, a breve distanza dal bivio di un altro passo, quello della Furka. 
Qui, con un pizzico di fortuna, Luca riesce a trovare un signore molto disponibile che gli apre la sua officina attrezzata, con tanto di saldatrice. Riparazione al volo del malandato cavalletto ed ecco che l'Azzurra può tornare a ergersi spavalda sulle sue... zampe.


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Mentre il tempo va di nuovo peggiorando, ci consultiamo per il proseguimento del tragitto. Salire sul Furkapass oppure proseguire verso il resto del tragitto? Infatti si tratterebbe di una tappa con andata e ritorno sullo stesso tracciato, dato che l'epilogo di questa giornata sarà comunque attraverso altre strade.
Qualcuno preferisce non salire e fermarsi per una pausa rilassante in un caffè. Enzo, Luca e Laura, io e Roberto tentiamo la salita. Inizia a piovere copiosamente. Indossiamo le tute e riprendiamo la salita. Ad una curva, l'asfalto viscido provoca qualche tentennamento a me e a Roberto; così decidiamo di raggiungere più a valle gli altri amici, attendendo i più avventurieri davanti ad un té caldo.
Una rinuncia non senza rammarico, perché pensavamo che quello fosse il passo più alto della giornata. Ma così non è stato. 
Ricomposto il gruppo, ci rimettiamo in viaggio. La pioggia, nel giro di pochi chilometri, riprende a cadere con insistenza; nel frattempo si rende necessaria una sosta per alcuni problemi tecnici: la Rally 175 condotta da Sergio ha problemi al cambio, dovuti alla fuoriscita di un cavo dalla sua sede; Roberto scopre di avere la gomma posteriore sgonfia, per merito di un generoso chiodo ben piantato nello pneumatico. Ma il più serio è quello della Vespa di Roberto, che sembra non voler andare più in moto. La diagnosi è drammatica: rubinetto della benzina chiuso. 
Risolte in tempi rapidi tutte queste problematiche, compresa l'apertura del rubinetto chiuso, ci rimettiamo in strada, ben coperti, sotto alla pioggia battente.
Il prossimo passo è il Nufenen, in italiano «Passo della Novena». La doppia dizione genera un po' di confusione, sulla quale Fabio ha astutamente giocato un poco. Il Nufenen, infatti, è noto per essere un valico piuttosto alto; il toponimo italiano ci ha depistato, convinti da Fabio che quello fosse un passo decisamente meno impegnativo.
La salita al Nufenen non è comunque insidiosa, nonostante l'asfalto bagnato e poco drenante. La pioggia insiste, ma ci attende una meravigliosa ricompensa. Dopo una serie di curve, si spalanca davanti ai nostri occhi una lunga vallata, custodita ai fianchi da imponenti montagne. In mezzo la strada, adagiata su una serie di dossi naturali. A fianco, un torrente carico d'acqua fugge frettoloso verso valle. Ma il vero spettacolo è nel cielo: una grande arcobaleno si spalanca nel cielo, mentre il sole irrompe fra le nubi brune. La pioggia va mitigandosi. Preziosa pioggia, che in fondo non guasta un bel giro come questo, ed anzi lo può arricchire con simili sorprese.


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La strada del Nufenenpass è un vero spettacolo. Ampia e divertente. La carburazione, nei pressi della vetta, si altera sensibilmente e capisco che questo è davvero il passo più alto di questa giornata. In cima un vento freddo sferza le pareti rocciose. La foto sotto al cartello ci impone di togliere il casco, che però è un provvido riparo!
Il sole, ritornato prepotente, sta per calare. Già tinge di tonalità calde le rocce spoglie. Quasi sfioriamo i duemilacinquecento metri. I piccoli contrattempi della nostra giornata non hanno più di tanto sconvolto la nostra tabella di marcia, ma è tempo di affrontare la discesa per essere puntuali a cena.
Il versante ticinese è per fortuna praticamente asciutto, e questo rende più serena la nostra discesa.
Attraversiamo tutta la Val Bedretto, giungendo infine ad Airolo. Siamo a pochi chilometri da Quinto, che superiamo scendendo verso meridione. Ci attende un'ottima cena in un «grotto», ovvero in una sorta di osteria, un luogo semplice e molto raccolto. La cucina, ottima, ha evidenti contaminazioni italiane, con tanto di bucatini all'amatriciana come primo piatto. C'è un perché: il simpatico gestore è stato per sette anni Guardia Svizzera in servizio presso il Vaticano ed nel locale è ben visibile l'inconfondibile divisa.
La cena si chiude con un eccellente ed abbontante Tiramisù, che dopo una giornata così è più che meritato. 
I fari delle nostre Vespe tagliano il buio di queste montagne, permettendoci di percorrere gli ultimi quindici chilometri di una giornata memorabile.


Domenica 28. Grigioni e Ticino.
Dopo un'ottima dormita ed una buona colazione, verso le dieci siamo pronti per un'altra giornata in sella. Ci concediamo un apprezzato bis: il San Gottardo, di nuovo attraverso la strada della Tremola.

Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

Scendendo nel Canton Uri, prendiamo una direzione diversa rispetto a quella del giorno prima. Dobbiamo raggiungere il Canton Grigioni, perciò viriamo verso oriente, in direzione del passo dell'Oberalp.
Questo passo, ancora una volta oltre i duemila metri di quota, è infatti la porta d'accesso alla regione dei Grigioni. In parallelo alla strada corre anche una ferrovia che, a causa del pendenze impegnative del tracciato. è provvista anche di cremagliera. 
Proprio qui nasce il Reno, uno dei più importanti fiumi europei, che sfiocia nel Mare del Nord, dopo un corso di ben milleduecento chilometri.
Scendiamo così nella valle, raggiungendo la prima località, Sedrun. È un piccolo paese, sviluppato lungo la strada principale, di vocazione chiaramente turistica. Vi sono numerosi alberghi e ristoranti. Colpiscono anzitutto le insegne, in una lingua strana che ha molto in comune con l'Italiano. E' il Romancio, quarta lingua nazionale della Svizzera, parlata in questa piccola area incastrata fra l'Uri ed il Ticino. Ha numerose affinità con un'altra lingua neolatina, il Ladino.
Ci fermiamo qui per pranzo e, all'unanimità scegliamo il «rösti», un piatto tipico elvetico, cucinato in diverse varianti a seconda delle zone. Questa gustosa specialità è a base di patate. tagliate a strisce sottili e servite con Fontal, prosciutto oppure speck.
Appagati dal pranzo ripartiamo verso - manco a dirlo - un passo. È la volta del Lucomagno, che separa il Canton Grigioni dal Canton Ticino. Giunti al valico. decidiamo di tornare indietro di qualche chilometro, per vedere la vicino l'imponente di diga di Santa Maria. Costruita negli anni '60, ha dato origine ad una grande invaso che è possibile ammirare anche dal piazzale del passo. La sommità dello sbarramento è accessibile anche al traffico veicolare, perciò ne approfittiamo per una speciale passerella Vespistica e per qualche foto di gruppo.


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere


Dal Lucomagno rientriamo nel più familiare Canton Ticino. Si avvicina, per me e Roberto, il momento di salutare i nostro compagni di avventura. Il VRaid prevede un ulteriore giorno di scorribande, al quale entrambi dobbiamo rinunciare.
Il Canton Ticino si fa riconoscere per le temperature decisamente «italiane», che superano i trenta gradi. È più che mai opportuna una sosta gelato presso un bar. 
Dopo questa pausa, il nostro cammino riprende in direzione Biasca, alle porte di Bellinzona. Qui le nostre strade si dividono. È il momento dei saluti e dei ringraziamenti, che qui voglio ribadire. Grazie a Fabio, a Ivonne ed alla loro famiglia, per l'ottima organizzazione, e a tutto il gruppo per l'ottima compagnia!
Per me e Roberto la destinazione è la nostra Italia, che raggiungiamo dopo l'affannoso attraversamento delle aree urbane di Bellinzona e Lugano. Un appunto sul traffico cittadino in Svizzera: frantumando solidi luoghi comuni, in queste città abbiamo trovato molti guidatori imprudenti, per nulla avvezzi all'impiego degli indicatori di direzione e poco generosi nel rispettare le precedenze. In più non è mancato qualche imprudente guidatore sportivo intendo a sfoggiare auto di dubbio gusto allestite da Rally. Un'immagine poco «svizzera» che, va detto, non abbiamo trovato nelle zone più interne.


Da 26-29 giugno 2015 - VRaid delle Alpi Svizzere

Verso le ventuno varchiamo l'italico confine. La dogana di Chiasso è praticamente innestata nell'area urbana di Como. Un passaggio invero drammatico. Lo scorcio d'Italia che si palesa a chi varca il confine è disarmante: strade dissestate, edifici mal conservati ed una sensazione di caos che pare finzione. Un espediente teatrale. Una sensazione che per fortuna riguarda solo i primi metri e che pare quasi voluta. Stranezze. In fondo parliamo di Como e del Lario, zone d'Italia non propriamente trasandate!
Pochi chilometri ci separano dall'autostrada, veloce ripiego per guadagnare tempo. Fa molto caldo, anche se il sole è già tramontato. Alle porte di Milano saluto Roberto, che è sempre un ottimo compagno di viaggio. E mi rituffo nella pianura, abbandonata giusto da una cinquantina di ore e che eppure mi pare aliena. A pochi chilometri da casa, un'autentica pioggia di insetti nei campi mi fa rimpiangere quella di acqua fresca del giorno prima. Che bella questa Svizzera: una terra che merita davvero di essere visitata. In Vespa, ovviamente.


Qualche numero relativo a questa avventura:

  • 5 cantoni toccati: Ticino, Uri, Berna, Vallese, Grigioni
  • 3 lingue incontrate: Italiano, Tedesco, Romancio
  • 7 passi alpini: San Gottardo (2106 m s.l.m.), Susten (2224 m s.l.m.), Grimsel (2165 m s.l.m.), Furka (2436 m s.l.m.), Nufenen (2480 m s.l.m.), Oberalp (2046 m s.l.m.), Lucomagno (1926 m s.l.m.)
  • 2480 metri sul livello del mare: la massima quota raggiunta
  • Circa 850 km in cinquanta ore, la distanza coperta personalmente in questo viaggio

P.S.: Un saluto al nostro amico Giorgio «Vespizza» che, a causa di vicissitudini meccaniche, non ha potuto unirsi a noi.


Link al forum di VespaResources.com


Galleria fotografica:






Commenti

  1. Bravissimo Marco! un racconto preciso e dettagliato... non un semplice resoconto dei fatti!
    Piuttosto un susseguirsi di frasi che fanno trapelare vivide emozioni... quelle provate da noi che l'abbiamo vissuta ma anche quelle che provano i lettori lasciandosi trasportare :-)
    Sei sempre un compagno di viaggio speciale! E un narratore d'eccezione!
    Cito una tua immagine a riassumere uno dei momenti più suggestivi: dopo una pioggia che ci pareva sfortuna... è apparso un meraviglioso arcobaleno a rassicurarci che, comunque, poi arriva davvero il sole! Porterò anch'io questa cosa, più di altre, negli occhi e nel cuore!
    La Svizzera è molto bella e personalmente l'ho trovata proprio rilassante, come se ogni cosa fosse al suo giusto posto, secondo giusto modo... potrei viverci, decisamente si ;-) per non parlare dei paesaggi, verdi da togliere il fiato!
    Il seguito sono state le Cento Valli e l'italiana Val Vigezzo... via via scendendo il caldo si faceva soffocante eppure l'immagine di quei posti, appena lasciati, rigenerava ancora...
    Unico rammarico, aver percorso l'andata e il ritorno in auto... come dire che si, anche in me, si fa sentire "un cuore di Vespa" ;-) alla prossima!

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