27.05.2018 - Brugnello, ad ogni costo

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«Sono un vecchio motociclista. Ho girato mezzo mondo in moto. Ma se dovessi comprarmi ora una moto, ne prenderei una così, una Vespa». Queste il rapido saluto di un motociclista attempato, alle panche del bar «La Fragolina», in riva al Trebbia. O «alla» Trebbia, come dicono qui.
Gli chiede Emanuela, incalzata dal borbottìo dei tuoni: «Prenderemo acqua?». «Certamente», è lapidaria dal risposta del nostro interlocutore. Tanto basta per salutarlo un po' frettolosamente, mentre grosse gocce iniziano a cadere. Ci mettiamo in sella alla svelta, convinti di poter in qualche modo schivare il temporale incombente.
Un frammento, questo, di una gita del tutto improvvisata: nata da un accordo generico il giorno prima, durante la visita alla mostra scambio di Borgo d'Ale. Unico obiettivo della giornata, portare LeggenDario & LeggenFDaria a Brugnello, dato che la volta scorsa non erano stati con noi.
Il resto, tutto da vedere strada facendo.
Siamo in pochi: Luca e Laura sono alle Tre Mari, altri sono già impegnati... Così ci ritroviamo alle dieci a Vigevano, pronti per scrivere al volo il copione di questa nuova giornata in Vespa.
Decidiamo di puntare dritti verso Varzi: se trovassimo per strada qualche sagra o qualche festa paesana, valuteremmo il da farsi.
Lungo la statale del Penice, niente di niente. Nessun manifesto che possa interessarci.


Arriviamo a Varzi ed io approfitto per un giro al tradizionale mercatino delle pulci, con qualche piccolo acquisto. Tony viene omaggiato di un prezioso «olio su tela», da subito ribattezzato da Dario «premio Pulzer» (sarà la sintesi di «Pulitzer» e «pulci»?). Ahinoi la pregiata opera è andata dispersa durante le scorribande della giornata...
In mancanza di sagre, torniamo a «La Fragolina», dove siamo già stati bene in passato. Da Varzi attraversiamo l'alta Valle Staffora e scaliamo il Brallo. Un veloce rifornimento in cima al valico, per scendere verso Ponte Organasco.
Percorse non molte centinaia di metri, sento una sgasata pazzesca alle mie spalle e vedo Dario rallentare. Smarmittato! La padella è scesa dal collettore di scarico, complici, probabilmente, le diverse dilatazioni del cilindro in alluminio.


Pronto intervento: per fortuna abbiamo a disposizione un'ampia piazzola di sosta, una panchina, diversi attrezzi e grossi sassi. Questi ultimi sostituiscono efficacemente un martello...
In pochi minuti il problema è risolto e possiamo ripartire.
Una nota: le strade di questa zona sono spesso in cattive condizioni; questo anche a casa della morfologia del territorio, caratterizzato da terreni franosi. È Appennino, con tutto quello che comporta. Occorre quindi prestare tanta attenzione, per quanto questa talora non basti. Non so qualcosa, dato che un grosso cedimento dell'asfalto a momenti mi fa disarcionare dalla Vespa...
Arriviamo alla nostra destinazione; troviamo posto nella zona interrata, al coperto, dove fa decisamente più fresco. Meno male, perché fa piuttosto caldo e qui, nel fondovalle, l'afa si sa spesso opprimente.


Dobbiamo attendere un po', ma mangiamo ottimamente ed in totale tranquillità. Nel frattempo il sole va scomparendo, nubi scure s'affacciano dalle colline sulla valle. Non tardano i tuoni, fragorosi e minacciosi.


Rieccoci all'incipit di questa storia: siamo con la pancia piena ma il temporale vuole metterci fretta. E noi siamo del tutto intenzionati a schivarlo. Scendiamo verso Ponte Organasco e, da qui, impegniamo la statale della Val Trebbia in direzione Piacenza. È una strada bellissima, che in questo tratto offre un'infinità di curve ed un bel panorama sul fiume con le sue innumerevoli anse dipinte dall'acqua cristallina.


Arriviamo a Marsaglia, incontriamo il cartello che indica la svolta per Brugnello, ma proseguiamo. Superato il centro abitato, accosto. Indico la chiesetta del piccolo borgo, che si staglia imponente sullo sperone roccioso. Ma come - pensiamo - siamo venuti sino qui e non andiamo lassù?
No, non saranno quelle nubi brontolanti a disfarci i programmi. Giriamo le Vespe e andiamo a Brugnello!


Dalla statale non sono che una manciata di chilometri. La strada è stretta e un po' sporca, anche qui occorre prestare attenzione. Arrivati al borgo, parcheggiamo le Vespe e raggiungiamo il culmine dello sperone, che ospita la piccola chiesa dei SS. Cosma e Damiano, eretta su una precedente fortificazione. Dietro alla parete absidale della chiesa è stato ricavato un ampio passaggio, una sorta di balcone sulla valle; da qui si gode di un bellissimo panorama.


I tuoni non accennano a placarsi, ed anzi paiono in ulteriore avvicinamento. Conveniamo sull'inopportunità di salire al Penice con questo tempo. Ripartiti, raggiungiamo Bobbio e, da qui, proseguiamo verso Piacenza. Questo comporterà qualche chilometro in più, ma la pianura ci metterà un po' più al sicuro. Arriviamo all'altezza di Rivergaro e qui, per non raggiungere Piacenza, ci affidiamo alla cortese signorina di Google Maps che ci guida attraverso i campi, portandoci dalla Val Trebbia alla Val Tidone. Dario prontamente definisce l'itinerario: «strada supersconosciuta».
A Borgonovo Val Tidone, scampato il pericolo pioggia, finalmente ci fermiamo per una pausa caffé - gelato, più che mai attesa e meritata.
Da qui, la strada è nota: da Castel San Giovanni a Pavia, passando per Belgioioso. Nel capoluogo lombardo le nostre strade si dividono.
L'efficiente servizio Whatsapp del VLT rende noto: Dario fermo a pochi chilometri da Vigevano. Rimasto a secco. Del resto, a noi le giornate senza imprevisti proprio non piacciono!










Commenti

  1. Leggo di una bella giornata :-) bravi! anche per aver aggirato brutto tempo e contrattempi vari ;-) Allegria nelle foto :-)
    P.S. evviva il pensiero del motociclista!

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